Siamo quello che mangiamo? Non è proprio così, scopriamo insieme perché!

Sicuramente è importante quale cibo introducete nel vostro organismo, ma non è così scontato che tutto ciò che mangiate arrivi a svolgere il proprio compito.

Potete avere introdotto i cibi migliori, più sani e utili per la salute, ma, in realtà, non averne assimilate le molecole attive, ossia le sostanze di valore.

Pertanto, oggi si evidenzia un concetto più completo, che si affianca a quello del mangiare a misura di DNA: “noi siamo quello che assimiliamo”.

Chi garantisce che quello che mangi venga poi assimilato? La risposta è il vostro intestino, che rappresenta la chiave del benessere. Conosciamolo un po’ meglio.

Avete mangiato, il cibo arriva allo stomaco, che si contrae per ridurre le componenti del pasto in piccole porzioni.

Ecco il primo aspetto chiave dell’assimilazione: l’iniziale scomposizione del cibo.

Prestate molta attenzione al modo in cui mangiate, prediligendo sempre la calma: mangiare con voracità significa fare arrivare cibo di dimensioni più grandi nello stomaco, che si deve contrarre in maniera più forte e prolungata.

Dallo stomaco, il cibo arriva nell’intestino tenue, lungo oltre 4 metri! Qui quasi tutti gli alimenti vengono digeriti e scomposti nelle preziose molecole attive; il loro successivo assorbimento avviene tramite i villi intestinali, porte d’accesso molto delicate e influenzate da diversi fattori, quali l’eccesso di glutine, grassi animali, lattosio, amido, oppure la carenza di fibra alimentare, o ancora, troppi additivi chimici e xenobiotici (come i farmaci).

Ne può derivare una disfunzionalità con conseguenze negative sull’assimilazione, che può così risultare compromessa.

Ma non è finita qui, seguiamo il passo successivo del processo digestivo.

La parte di cibo non digerita e non assimilata arriva al colon, l’ultima parte dell’intestino. Qui lavorano fino a centomila miliardi di batteri, un numero 10 volte superiore a quello delle cellule presenti nell’organismo, i quali compongono un vero e proprio organo, il microbiota intestinale.

Non sei mai solo, quando mangi: uno tsunami di microrganismi aspetta e vive delle tue scelte alimentari, condizionando poi l’assimilazione di molecole introdotte con il cibo e frutto della sua degradazione.

È quindi un processo bidirezionale: da un lato quello che mangi modifica la composizione dei batteri che formano il microbiota, dall’altro questi batteri “mangiano” ciò che hai digerito e forniscono prodotti di scarto, che possono essere assimilati, con possibile compromissione della qualità della tua salute.

Una dieta ricca di proteine animali e grassi favorisce lo sviluppo di popolazioni batteriche decisamente diverse rispetto a quelle stimolate da una dieta vegetariana o ricca in monosaccaridi piuttosto che di oligosaccaridi.

Gli eccessi e gli errori alimentari possono determinare un danno al microbiota e le sue alterazioni sono correlate all’incremento ponderale: le persone obese hanno una diversa composizione quali-quantitativa di batteri intestinali, se paragonati agli individui magri.

Si intuisce quindi facilmente l’influenza che la flora intestinale, o microbiota, esercita non solo sul benessere generale, ma anche sul peso corporeo, andando a sua volta a condizionare la risposta metabolica a una dieta.