Il nuovo “Sensitivity DNA check up” è il test mirato per conoscere le componenti genetiche che influenzano l’impatto sull’organismo di alimenti e nutrienti

Un po’ di chiarezza:

Intolleranze alimentari genetiche: si tratta della difficoltà dell’organismo a digerire determinati cibi, in quanto gli enzimi prodotti a tale scopo (su base costituzionale e quindi geneticamente pre-determinata) svolgono tale attività in modo non fisiologico. Ne deriva che l’assunzione di mini dosi di un cibo a cui si risultasse intolleranti non comporta alcun problema, mentre quest’ultimo si verrebbe a manifestare laddove l’organismo venisse chiamato ad uno sforzo digestivo maggiore.

Intolleranze non genetiche: si tratta di problemi conseguenti a patologie, ad esempio infettive, a carico dell’intestino (es. dopo il tifo od il paratifo o violenti gastroenteriti vitali piuttosto che batteriche), che ne inducono un aumento della “permeabilità”, con esposizione dell’allergene e quindi reazione del sistema immunitario. Queste attualmente NON possono essere diagnosticate con certezza scientifica, ma solo tramite osservazione clinica e le cosiddette “diete di prova”. Esistono in commercio svariati test di intolleranza alimentare, ma che non sono supportati da letteratura scientifica pubblicata e riconosciuta nel mondo accademico ed ospedaliero.

Ipersensibilità, popolarmente definite intolleranze, ma con termine improprio. Una persona può essere ipersensibile ai carboidrati, al sale, ma in relazione alle conseguenze che ne derivano sul piano della salute, non perché ci sia una reattività specifica contro quell’alimento o nutriente o categoria di nutrienti.

Metabolizzazione veloce (senza problemi) o lenta (con problemi) di un alimento o dei suoi principi attivi (es. caffeina, nel caso del caffè e degli altri cibi che la contengono): significa che l’organismo accumula quella sostanza, tanto più la stessa viene nel tempo assunta. Il problema quindi non è una azione “contro” quella sostanza, ma le conseguenze sul piano clinico derivate dalla sua assunzione nel tempo.

Mi propongo quindi di seguire il paziente osservandolo a 360 gradi. Da come è costituito geneticamente, da come vive, dai suoi obiettivi e i suoi interessi, dai suoi bisogni oggettivi e soggettivi si potrà stabilire un programma alimentare personalizzato ed efficace.