Con il termine Long covid ci si riferisce all’insieme di tutte quelle condizioni cliniche manifestatesi a seguito della malattia COVID 19 e che continuano a manifestarsi anche dopo settimane dall’infezione acuta [2], i cui sinonimi sono “long COVID”, “Long Haulers” or “Post COVID syndrome”. Per definizione per poter parlare di Long COVID vi deve essere presenza di uno o più sintomi (continui o recidivanti; nuovi o gli stessi sintomi del COVID acuto) anche dopo il periodo previsto di guarigione clinica, indipendentemente dal meccanismo sottostante. La maggior parte delle persone con sindrome post-COVID è negativa alla PCR, il che indica un recupero microbiologico, ovvero che il virus non è più presente nell’organismo. Per questo la sindrome post COVID è di fatto il lasso di tempo tra il recupero dall’infezione e il recupero clinico [2].

CHI È PIÙ A RISCHIO?

È più comune nei gruppi di età più avanzata (26% in 18-34 anni, 32% in 35-49 anni e 47% in 50 anni e oltre), e tra quelli con comorbilità (28% con nessuna o una comorbilità, 46% con due e il 57% con tre o più comorbilità). L’obesità (BMI>30) e la presenza di condizioni psichiatriche (disturbo d’ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, paranoia, disturbo ossessivo-compulsivo e schizofrenia) sono associate a probabilità maggiori del doppio di non tornare al lavoro entro 14-21 giorni dopo la remissione dall’infezione [2, 3]. La perdita del gusto e dell’olfatto ha richiesto una durata maggiore per la risoluzione (8 giorni). Tra i pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva che sono stati in ventilazione per un periodo prolungato, i sintomi residui sono davvero molto comuni [2].

Il rischio di long COVID è due volte comune nelle donne rispetto agli uomini. La presenza di più di 5 sintomi nella fase acuta della malattia è associata ad un aumentato rischio di sviluppare long COVID [2].

FISIOPATOLOGIA

L’esatto meccanismo alla base della persistenza dei sintomi deve ancora essere identificato. La ragione della persistenza dei sintomi può essere dovuta ad uno o ad un insieme dei seguenti fattori:

  • L’instaurarsi di ripetuti danni ad organi specifici, assieme a fattori quali l’estensione della lesione, il tempo richiesto per il recupero di ciascun organo o sistema coinvolto;
  • Problemi di natura autoimmune;
  • La persistenza dell’infiammazione cronica (fase di convalescenza);
  • Una rara persistenza del virus stesso nell’organismo;
  • L’eventuale manifestazione della sindrome da post-terapia intensiva (post intensive care syndrome);
  • L’instaurarsi di particolari complicanze legate all’infezione stessa, alle comorbilità e/o ad eventuali effetti avversi dei farmaci utilizzati per il trattamento [2, 4, 5].

 SINTOMATOLOGIA

Il Long COVID può essere suddiviso in diverse categorie a seconda dei sintomi predominanti in: sindrome cardiorespiratoria post COVID, sindrome da affaticamento post COVID e sindrome neuropsichiatrica post COVID [2, 6, 7, 8].

La categorizzazione dei sintomi in base al sistema d’organo coinvolto aiuterà a identificare l’eziologia. Ad esempio, nelle persone con affanno, la valutazione si concentra principalmente sul coinvolgimento del sistema cardiaco e respiratorio. L’affaticamento grave richiede l’esclusione di cause comuni come anemia, iperglicemia, squilibrio elettrolitico e ipotiroidismo, a seconda dello scenario clinico [2].

Secondo una recente meta analisi, le 5 manifestazioni più comuni di Long COVID-19 sono state affaticamento (58%), mal di testa (44%), disturbo dell’attenzione (27%), perdita di capelli (25%) e dispnea (24%) [2, 9]. L’affaticamento profondo è un problema comune e uno studio ha dimostrato che a 10 settimane di follow-up dopo l’infezione da SARS-CoV-2; più del 50% delle persone soffriva di stanchezza. Il sesso femminile e la diagnosi di depressione/ansia sono più comuni in coloro che soffrono di affaticamento. Mal di testa, tremore, problemi di attenzione e concentrazione; ottundimento cognitivo (“nebbia cerebrale”), disfunzione nei nervi periferici; e problemi di salute mentale come ansia, depressione e PTSD sono altri sintomi comuni nelle persone con COVID lungo [2].

Non c’era alcuna associazione tra lo sviluppo della fatica, la gravità del COVID-19 e il livello dei marcatori infiammatori, ma l’infiammazione post COVID può causare vari sintomi: L’artralgia infiammatoria deve essere differenziata da altre condizioni simili come l’artrite reumatoide e il LES. Una grave infezione da SARS-CoV-2 può provocare autoreattività contro una varietà di antigeni self. [2].

Infine, sembra che la coagulopatia associata a COVID-19 (CAC) può provocare trombosi sia arteriosa che venosa [2].

TRATTAMENTO

Il trattamento delle persone affette da Long COVID richiede un approccio multidisciplinare che includa:

  • valutazione della sintomatologia,
  • trattamento sintomatico,
  • trattamento delle eventuali comorbidità associate,
  • fisioterapia,
  • terapia occupazionale e supporto psicologico [2, 10].

Il peggioramento delle comorbilità sottostanti come il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari nelle persone affette da long COVD o in generale dopo l’infezione da SARS CoV-2, potrebbe indurre un aumento della sintomatologia, richiedendo l’ottimizzazione del trattamento [2].

Proprio per questo motivo, il nostro studio si occupa da anni di aiutare tramite la dietoterapia e la terapia antiaging molte delle comorbilità associate al long covid e ad un peggioramento dei sintomi come il diabete, l’ipertensione, le dislipidemie ecc.. Inoltre, è possibile tramite il nostro studio eseguire il test della bilancia ossidativa e quello epigenetico tramite i quali è possibile individuare eventuali squilibri che se contenuti potrebbero aiutare a contenere la persistenza e l’intensità dei sintomi.

BIBLIOGRAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Raveendran, A V et al. “Long COVID: An overview.” Diabetes & metabolic syndrome vol. 15,3 (2021): 869-875. doi:10.1016/j.dsx.2021.04.007
  3. Tenforde M.W., Kim S.S., Lindsell C.J. Symptom duration and risk factors for delayed return to usual health among outpatients with COVID-19 in a multistate health care systems network—United States, March–June 2020. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2020;69:993–998.
  4. Colafrancesco S., Alessandri C., Conti F., Priori R. COVID-19 gone bad: a new character in the spectrum of the hyperferritinemicsyndrome? Autoimmun Rev. 2020;19 doi: 10.1016/j.autrev.2020.102573.pmid:32387470.
  5. Tay M.Z., Poh C.M., Rénia L., MacAry P.A., Ng L.F.P. The trinity of COVID-19: immunity, inflammation and intervention. Nat Rev Immunol. 2020;20:363–374. doi: 10.1038/s41577-020-0311-8.pmid:32346093
  6. Assaf G., Davis H., McCorkell L. Patient Led Research; 2020. An analysis of the prolonged COVID-19 symptoms survey by Patient-Led Research Team
  7. Dasgupta A., Kalhan A., Kalra S. Long term complications and rehabilitation of COVID-19 patients. J Pakistan Med Assoc. 2020;70:S131–S135. doi: 10.5455/JPMA.32.pmid:32515393.
  8. Galván Casas C., Català A., Carretero Hernández G., etal Classification of the cutaneous manifestations of COVID-19: a rapid prospective nationwide consensus study in Spain with 375 cases. Br J Dermatol. 2020;183:71–77. doi: 10.1111/bjd.19163.pmid:32348545.
  9. Lopez-Leon S., Wegman-Ostrosky T., Perelman C., Sepulveda R., Rebolledo P.A., Cuapio A., Villapol S. More than 50 Long-term effects of COVID-19: a systematic review and meta-analysis. medRxiv. 2021 Jan 30 doi: 10.1101/2021.01.27.21250617.PMID:33532785. [Preprint] 2021.01.27.21250617, PMCID: PMC7852236.
  10. Greenhalgh Trisha, Knight Matthew, A’Court Christine, Buxton Maria, Husain Laiba. Management of post-acute covid-19 in primary care. BMJ. 2020;370 doi: 10.1136/bmj.m3026. m3026.