Lo studio pilota della Cilento Initiative on Aging Outcomes (CIAO) è stato avviato per valutare il possibile impatto di vari fattori sulla longevità umana e sulle malattie legate all’età. Lo scopo dell’interessante lavoro oggetto di questo articolo sul nostro sito era quello di definire lo stato cognitivo e l’autonomia dei nonageriani (NC), con l’obiettivo finale di sviluppare le prime ipotesi sul profilo neurocognitivo e sugli stili di vita associati a una longevità eccezionale [2].

Dai risultati dello studio è possibile confermare che le abitudini sane erano comuni nel gruppo dei nonageriani (NC), tra cui una minore prevalenza di fumo rispetto ai conviventi e abitudini alimentari sane basate sull’aderenza al modello mediterraneo. Ancora, nel campione analizzato è stato riscontrato un consumo moderato di alcol (da uno a due bicchieri al giorno) [2].

Nello studio, l’incidenza della demenza era piuttosto bassa nella popolazione NC. Solo in quattro soggetti (13,2%) i medici hanno diagnosticato clinicamente tale condizione. Mentre dal punto di vista genotipico, solo tre soggetti NC (10,3%) sono risultati positivi all’APOE4, una delle principali variazioni genotipiche associate all’incidenza di Alzheimer e demenza nella popolazione anziana. Interessante notare che, dei tre soggetti del gruppo NC con APOE4, nessuno aveva diagnosi di demenza al termine dello studio [2, 3].

Un altro obiettivo dello studio è stato quello di valutare lo stress ossidativo del sangue, uno dei fattori riconosciuti legati all’invecchiamento. Di solito, l’attività nociva di una piccola percentuale di questi radicali liberi viene neutralizzata dagli antiossidanti cellulari, enzimatici (superossido dismutasi [SOD], catalasi, glutatione perossidasi [GSHP]) e non enzimatici (vitamine E, C e A). Tuttavia, quando i livelli di radicali liberi aumentano (a causa di fumo, abuso di droghe, radiazioni ultraviolette, infiammazioni croniche persistenti, ecc.), il pool di antiossidanti si satura e i radicali liberi in eccesso danneggiano le strutture biologiche [2].

L’unico studio che ha valutato lo stress ossidativo in una popolazione NC del Cilento [4] ha mostrato un leggero aumento per il d-ROM (324,1, SD 79,4) e valori entro i limiti per gli antiossidanti (234,4, SD 99,7 e 1188,8, SD 433,3), riflettendo un buon controllo generale dell’equilibrio ossidativo. In quello studio [64], la popolazione NC è stata divisa in due gruppi in base allo stato cognitivo, dimostrando che i valori elevati di d-ROMs erano significativamente più alti nel gruppo con deterioramento cognitivo rispetto al gruppo con migliori prestazioni cognitive. Nello studio CIAO oggetto di questo articolo, i valori di BAP rientravano nel range di normalità nel 7% e quelli di d-ROM nel 14% della coorte NC, dati che nel complesso suggeriscono che i livelli di stress ossidativo erano tenuti sotto controllo adeguatamente nella coorte in esame. Nel complesso, risultati del campione cilentino indicano che probabilmente diversi fattori come il substrato genetico, l’adesione a uno stile di vita mediterraneo (dieta e abitudini psicosociali), il microbioma, ecc. potrebbero essere coinvolti nel mantenere questo equilibrio inalterato nel tempo, consentendo un’invecchiamento più sano. Questa osservazione è indirettamente confermata dai risultati di altri studi condotti nel Cilento sullo stress ossidativo e sullo stato cognitivo, in cui i valori di d-ROMs sono risultati superiori al valore di riferimento (324 vs. 371), ma comunque tenuti sotto controllo dai valori di BAP, probabilmente per un effetto positivo dello stile di vita nella sua accezzione più generale [2, 4].

Come suggeriscono gli autori dello studio, i polimorfismi funzionali dell’Interleuchina-6 e dell’Interleuchina-10 potrebbero essere coinvolti nella determinazione del tasso di infiammazione di questi soggetti, assieme allo stile di vita come precedentemente sottolineato. Ancora, studi recenti hanno dimostrato che la resilienza e la prestazione cognitiva dell’anziano, possono essere migliorate attraverso interventi psicosociali, con conseguente riduzione dei livelli di stress e miglior gestione dello stesso [2, 4, 5]

BIBLIOGRAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Pizza V, Antonini P, Marino R, D’Arena G, Lucibello SG, Rizzo M, Brenner DA, Jeste DV, Somma SD. Cognitive Health of Nonagenarians in Southern Italy: A Descriptive Analysis from a Cross-Sectional, Home-Based Pilot Study of Exceptional Longevity (Cilento Initiative on Aging Outcomes Or CIAO). Medicina (Kaunas). 2020 May 5;56(5):218. doi: 10.3390/medicina56050218. PMID: 32380778; PMCID: PMC7279440.
  3. Huang Y. Molecular and cellular mechanisms of apolipoprotein E4 neurotoxicity and potential therapeutic strategies. Curr. Opin. drug Discov. Dev. 2006:9.
  4. Treichler E.B.H., Jeste D.V. Cognitive decline in older adults: Applying multiple perspectives to develop novel prevention strategies. Int. Psychogeriatrics. 2019;31:913–916. doi: 10.1017/S1041610219001121.
  5. Treichler E.B.H., Glorioso D., Lee E.E., Wu T.-C., Tu X.M., Daly R., O’Brien C., Smith J.L., Jeste D.V. A pragmatic trial of a group intervention in senior housing communities to increase resilience. Int. Psychogeriatrics. 2020;32:173–182. doi: 10.1017/S1041610219002096.