La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune cronica che colpisce il cervello e il midollo spinale. Le cellule immunitarie attaccano la guaina mielinica che copre e protegge i neuroni, provocando un’ampia varietà di sintomi neurologici come demielinizzazione e perdita assonale e neuronale [2, 3]. La maggior parte dei casi di SM recidivante viene diagnosticata in individui di età compresa tra 20 e 50 anni con un picco di incidenza intorno ai 28 anni. Come notato in altre malattie autoimmuni, il rapporto tra i sessi mostra una frequenza maggiore nelle femmine rispetto ai maschi [2].
Che questa malattia sia di natura neurologica o autoimmune è ancora oggetto di dibattito [2, 3], sebbene è ormai indubbio che, a prescindere dall’origine, in questi pazienti si instaura una reazione autoimmune, che conduce a neuroinfiammazione, la quale a sua volta danneggia la guaina mielinica e le fibre nervose sottostanti. Per questo, è ormai chiaro che l’infiammazione e la disregolazione dei meccanismi immunitari svolgono un ruolo significativo durante la progressione della malattia [2].
Alcuni fattori genetici sono stati proposti come fattori putativi che aumentano il rischio di SM; ma non sono gli unici! Infatti, i dati sperimentali suggeriscono che anche alcuni fattori di rischio ambientale possono avere un importante ruolo, fra cui la carenza di vitamina D, lo stress, il fumo, le infezioni virali o batteriche e la dieta [2, 4, 5, 6]. Inoltre, da recenti evidenze revisionate recentemente in letteratura scientifica, il microbiota intestinale ha una correlazione proprio con questa malattia.
MICROBIOTA, INTEGRITÀ DELLA BARRIERA EPITELIALE INTESTINALE E REGOLAZIONE ATTIVITA’ LINFOCITARIA
Come si evidenzia da un bellissimo studio, un ampio numero di fattori sono stati associati alla SM come potenziali fattori scatenanti della malattia e questi fattori sembrano avere un effetto significativo sulla composizione microbica intestinale [2, 6].
Poiché l’intestino è il principale serbatoio di cellule immunitarie, l’omeostasi immunitaria sia nel GALT che in altri distretti potrebbe effettivamente dipendere dal microbiota, che se in equilibrio, potrebbe di fatto indurre una corretta regolazione fra risposte infiammatorie e anti infiammatorie. A tal proposito, numerose evidenze su altri disturbi autoimmuni dimostrano come esiste una forte correlazione fra autoimmunità, disbiosi intestinale, infiammazione e GALT:
Alcuni modelli animali suggeriscono che specifici microbi intestinali possono influenzare la gravità delle encefalomieliti autoimmuni . Alcuni di questi risultati delineano un potenziale ruolo delle Treg nell’immunità protettiva promossa dai batteri intestinali. IL Trattamento di alcuni modelli murini con Bifidobacterium animalis [2, 7] e/o con una miscela di Lactobacillus spp [2, 8]. regolano l’entità dell’infiammazione del SNC e i punteggi clinici nelle encefalomieliti autoimmuni.
Dai dati e dagli esperimenti presentati, diventa chiaro che esiste un’intima relazione stabilita tra il sistema immunitario e il microbiota intestinale, che è subordinata alla presenza di microbi residenti e alle modulazioni del sistema immunitario dell’ospite. In sintesi, è proprio il microbioma che è parzialmente responsabile del mantenimento di un sano equilibrio tra risposte pro e antinfiammatorie; le quali regolano ed educano il sistema immunitario dell’ospite, in particolare nei casi di autoimmunità [2].
MICROBIOTA E PERMEABILITA’ DELLA BARRIERA EMATOENCEFALICA
Le alterazioni della barriera ematoencefalica (BBB) possono indurre un aggravamento della sintomatologia nervosa tipica di questa malattia e di altre condizioni, come anche in altre malattie del SNC [2, 9].
Sorprendentemente, il microbioma intestinale potrebbe essere un regolatore chiave dell’integrità della BBB [2, 10]. In alcuni studi è stato visto che alcuni topi privi di microbiota intestinale mostrano un aumento della permeabilità alla BBB.. Dal punto di vista molecolare, la ridotta integrità della BBB è stata associata a un’espressione alterata di occludina e claudina-5, che è significativamente aumentata nell’epitelio dei topi privi di germi. Quando il contenuto fecale ottenuto da modelli animali di controllo è stato trasferito a topi germ free, l’integrità della BBB è migliorata e vi è stato un aumento della sintesi delle proteine costituenti le giunzioni strette che assicurano una corretta funzionalità della BBB. Inoltre, quando i topi privi di germi sono stati colonizzati con batteri intestinali produttori di acidi grassi a catena corta (SCFAs), è stata ripristinata anche l’integrità della BBB [2, 10]. Alla luce dei risultati, sembra che la permeabilità della BBB nei topi privi di germi sia molto maggiore e che quindi un microbiota intestinale in salute potrebbe aiutare a mantenere e a promuovere una corretta funzionalità della BBB [2].
LA SCLEROSI MULTIPLA PUO’ INFLUENZARE IL MICROBIOTA INTESTINALE?
I risultati ottenuti in alcuni modelli cellulari suggeriscono che la malattia può influenzare l’integrità intestinale, ma la SM può essa stessa indurre la disbiosi? Ancora non si può dire con certezza, ma alcuni studi condotti in merito smentiscono questa ipotesi: dati preliminari suggeriscono una differenza significativa (p <0,017) nelle abbondanze relative microbiche complessive del microbioma intestinale [2, 11]. Inoltre, alcuni dati ottenuti dal suddetto studio, suggeriscono inoltre che sia possibile mantenere un microbiota sano anche nei soggetti con sclerosi multipla, ma ovviamente sono necessari ulteriori studi a conferma di tale ipotesi.
CONCLUSIONI
La ricerca sul ruolo del microbioma intestinale nella modulazione della funzione cerebrale è aumentata molto negli ultimi 10 anni, anche se principalmente in modelli animali. L’aumento delle prove cliniche e precliniche implica il microbioma come un possibile fattore chiave nel determinare la suscettibilità individuale ai disturbi neurologici, tra cui il morbo di Alzheimer, il disturbo dello spettro autistico, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson e l’ictus. Tuttavia, il campo è nascente e l’interpretazione di tali dati è spesso difficile dato che la composizione del microbioma è influenzata da vari fattori come la dieta e l’esercizio fisico. Per questo è assolutamente fondamentale che le interpretazioni vengano fatte da personale clinico altamente formato [12].
Nell’ insieme, i risultati sperimentali mostrano che l’alterazione dei GALT o delle vie metaboliche innescate dai microbi intestinali influisce sulla gravità della demielinizzazione infiammatoria del SNC, come dimostrato da alcuni studi che, seppur preliminari, hanno dimostrato che il microbioma intestinale sembra essere alterato in soggetti con SM recidivante [2].
Recenti prove preliminari suggeriscono che durante la malattia il microbioma intestinale è sicuramente influenzato almeno quantitativamente [2]. Per questi motivi, nei prossimi anni, tali evidenze potrebbero portare a interessantissimi progressi in ambito terapeutico.
Presso il nostro studio è possibile effettuare analisi del microbiota molto approfondite, in modo da valutare la qualità e la composizione di questo importante alleate della nostra salute!
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