Come abbiamo visto in articoli precedenti la dieta può essere un valido alleato per contenere la sintomatologia della fibromialgia. Ciononostante, non sempre le ottime idee in scienza sono effettivamente comprovate dai fatti. Esistono quindi degli studi che possano corroborare questa tesi? Una autorevole review sistematica ha proprio fatto questo lavoro per noi e in questo articolo ne riporteremo i risultati più interessanti[2].

Fra gli studi analizzati si evince come 4 in particolare valutassero sia la conformità alla dieta, tramite un diario alimentare [3,  4,  5] o con la compilazione di un questionario sulla frequenza degli alimenti (FFQ) [6]. Questi studi sono ovviamente quelli a cui dare maggior credito poiché i più completi [2].

Dall’interpretazione dei risultati ottenuti complessivamente da questi 4 studi, cosi come da altri, una dieta ipocalorica in chi deve dimagrire, una dieta vegetariana o una dieta a basso contenuto di FODMAP possono migliorare il dolore e le ripercussioni funzionali nei pazienti affetti da FM. Tuttavia, è da notare che, poiché il miglioramento sintomatologico è stato ottenuto con diversi approcci dietetici, è più probabile che ad essere efficacie sia una dieta equilibrata in generale più che una specifica dietoterapia, ed inoltre probabilmente non è da sottovalutare la componente psicosomatica associata alla fibromialgia, che può aver influenzato i risultati ottenuti [2].

D’altra parte, i sintomi della FM sembrano essere associati a diverse alterazioni metaboliche, in particolare per quanto riguarda i cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale, cambiamenti nella asse ipotalamico, in particolare con un aumento del cortisolo, disfunzione mitocondriale e stress ossidativo, oltre che alterazioni del Sistema Nervoso Centrale [2]. Quindi si vede chiaramente come tutti i fattori che possono essere regolati positivamente e negativamente da una dieta siano implicati nella sintomatologia e quindi probabilmente una combinazione della caratteristiche salienti dei diversi approcci dietetici risultati positivi, senza mai perdere di vista il bilanciamento dei macronutrienti e le frequenze di consumo degli alimenti nel complesso, potrebbero costituire la migliore strategia terapeutica per migliorare la sintomatologia della malattia [2]..

Ma in che termini si è ottenuto un miglioramento con specifiche dietoterapie?

Dai risultati ottenuti sembra che gli approcci dietetici di cui sopra siano stati associati ad un miglioramento significativo della qualità della vita [5, 6], della qualità del sonno [7, 8] e dell’ansia e della depressione [5, 6, 7]. Inoltre, lo studio che analizzava l’effetto di una dieta ipocalorica in soggetti affetti da fibromialgia ha mostrato di indurre una riduzione della citochina pro-infiammatoria IL6 e del biomarker dell’infiammazione PCR dopo 6 mesi di trattamento [7], di conseguenza sembra che questo regime abbia esercitato un’azione nettamente anti-infiammatoria nella coorte dei casi. Parallelamente, un indice di massa corporea (BMI) elevato è stato direttamente e significativamente correlato al dolore e alle ripercussioni funzionali nei pazienti con FM [5], suggerendo che l’obesità potrebbe influenzare i sintomi della malattia [2].

Ancora una volta viene sottolineato come l’eccesso di grasso sia effettivamente associato ad un netto effetto pro-infiammatori, poiché gli adipociti producono citochine pro-infiammatorie che potrebbero prolungare ed intensificare il dolore. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato l’esistenza di un’associazione tra FM e infiammazione intestinale, il che suggerisce che, oltre alla riduzione del peso, una dieta con un potenziale antinfiammatorio potrebbe contribuire a migliorare i sintomi della malattia [2].

Mi preme però in questo contesto ricordare che nessuna sostanza è benefica per antonomasia e quello che deve essere controllata è sia la bilancia ossidativa che la gestione dello stress ossidativo. Ancor di più che per la popolazione generale, questi effetti devono essere visti mediante un approccio olistico e non riduzionista: è la dieta nel suo complesso, e ancor di più uno stile di vita sano, ad essere utile per contenere i sintomi e non la semplice assunzione di antiossidanti avulsa dal contesto.

Gli antiossidanti che si possono assumere mediante i trattamenti nutraceutici devono sempre essere assunti contemporaneamente ad una dietoterapia equilibrata e mirata predisposta sapientemente da un professionista!

È già noto che i sintomi gastrointestinali, come nausea, vomito e dispepsia, sono molto comuni nei pazienti con FM. Vari autori hanno suggerito che la persistenza dei sintomi descritti, insieme a cambiamenti nella qualità del sonno, depressione e dolore, può essere correlata a modificazioni del microbiota intestinale e alla conseguente esistenza di SIBO [2].

La diminuzione dei sintomi gastrointestinali associati a un intervento dietetico a basso contenuto di FODMAP è stata correlata con una diminuzione del dolore e delle ripercussioni funzionali [9], rivelando una possibile associazione di questi sintomi e dei cambiamenti del microbiota intestinale [2]. Tuttavia, in quest’ultimo caso, cosi come esposto anche dall’autorevole review di cui sopra, vale la pena ricordare che l’intervento dietetico è stato criticato data l’assenza di un adeguato gruppo di controllo e la non randomizzazione del campione. Questi fattori, nel contesto di disegni sperimentali in ambito nutrizionali sono fattori fondamentali, perché di per se gli studi dietoterapici non possono mettere in atto i protocolli di doppio cieco, che sono considerati dalla comunità scientifica i gold standard per ridurre il più possibile l’effetto delle variabili confondenti.

Più in generale, si evince una certa eterogeneità nei disegni sperimentali degli studi, che limitano la possibilità di estrapolare risultati conclusivi:

  • La maggior parte degli studi non ha preso in considerazione possibili variabili confondenti, come sesso, livello di dolore al basale e farmaci, che possono potenzialmente confondere l’associazione tra dieta e variabili correlate alla malattia.
  • Come sopra riportato, dei 7 studi che hanno testato l’effetto di una dietoterapia nella malattia, in tre casi [7, 9, 10] non sono stati applicati metodi di controllo della compliance alla dieta, il che significa che non è possibile escludere l’ipotesi che la dieta non sia stata pienamente seguita dai soggetti dello studio [2]

Quindi, sebbene gli interventi dietetici sembrino essere promettenti come terapie complementari nella FM, i risultati che ci sono oggi dovrebbero quindi essere considerati con cautela, evitando il gossip nutrizionale e affidandosi a esperti.

In questi casi, più che in altri, è importantissimo non perdere mai di vista il principio di precauzione! Comunque sia, dato che a tutti è sempre consigliato seguire uno stile di vita sano ed una dieta equilibrata, e che i risultati fino ad ora ottenuti suggeriscono fortemente che la dieta possa essere un elemento chiave nella gestione della sintomatologia della fibromialgia, è sicuramente consigliato a tutti coloro siano affetti da questa patologia farsi seguire da un esperto in materia. Inoltre, i risultati ottenuti suggeriscono che la soluzione migliore potrebbe essere quella di un approccio a 360° sia di tipo nutrizionale, che più in generale preventivo/salutistico, che anche farmacologico e/o nutraceutico a seconda dei casi.

BIBLIOGRAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Silva AR, Bernardo A, Costa J, Cardoso A, Santos P, de Mesquita MF, Vaz Patto J, Moreira P, Silva ML, Padrão P. Dietary interventions in fibromyalgia: a systematic review. Ann Med. 2019;51(sup1):2-14. doi: 10.1080/07853890.2018.1564360. PMID: 30735059.
  3. 17 Vellisca MY, Latorre JI. Monosodium glutamate and aspartame in perceived pain in fibromyalgia. Rheumatol Int. 2014;34:1011–1013.
  4. 19 Kaartinen K, Lammi K, Hypen M, et al. Vegan diet alleviates fibromyalgia symptoms. Scand J Rheumatol. 2000;29:308–313.
  5. 22 Shapiro JR, Anderson DA, Danoff-Burg S. A pilot study of the effects of behavioral weight loss treatment on fibromyalgia symptoms. J Psychosom Res. 2005;59:275–282. 
  6. 21 Donaldson MS, Speight N, Loomis S. Fibromyalgia syndrome improved using a mostly raw vegetarian diet: an observational study. BMC Complem Altern Med. 2001;1:7. 
  7. 18 Senna MK, Sallam RA, Ashour HS, et al. Effect of weight reduction on the quality of life in obese patients with fibromyalgia syndrome: a randomized controlled trial. Clin Rheumatol. 2012;31:1591–1597.
  8. 19 Kaartinen K, Lammi K, Hypen M, et al. Vegan diet alleviates fibromyalgia symptoms. Scand J Rheumatol. 2000;29:308–313. 
  9. 20 Marum AP, Moreira C, Saraiva F, et al. A low fermentable oligo-di-mono saccharides and polyols (FODMAP) diet reduced pain and improved daily life in fibromyalgia patients. Scand J Pain. 2016;13:166–172.
  10. 16 Slim M, Calandre EP, Garcia-Leiva JM, et al. The effects of a gluten-free diet versus a hypocaloric diet among patients with fibromyalgia experiencing gluten sensitivity-like symptoms: a pilot, open-label randomized clinical trial. J Clin Gastroenterol. 2017;51:500–507.