In Italia sono state prodotte delle Linee Guida per il trattamento della malattia endometriosica pelvica alla fine degli anni ’90. Tuttavia lo scenario terapeutico è in parte cambiato negli ultimi anni, anche in seguito all’introduzione di nuove metodologie diagnostiche terapeutiche o molecole e permangono diverse aree di incertezza e controversie [1].
L’esistenza di una connessione tra fattori dietetici e insorgenza di endometriosi è diventata un argomento di interesse, principalmente dall’osservazione che i processi fisiologici e patologici della malattia possono essere influenzati, in una certa misura, dalla dieta del soggetto.
Come conclude una autorevole metanalisi [2] sembra che l’insorgenza della malattia sia associata ad un minor consumo di verdure e acidi grassi polinsaturi omega-3 e ad un maggior consumo di carne rossa, caffè e grassi trans rispetto a quanto è oggi consigliato dalle società di nutrizione internazionali; anche se allo stato attuale una correlazione fra la tra dieta e l’endometriosi è ancora un argomento dibattuto e controverso [2]. Ciononostante, sembra evidente che alcuni elementi della dieta siano implicati nelle manifestazioni sintomatologiche della malattia e sicuramente in ambito coadiuvante e preventivo possono avere un’importante razionale. Analizziamo insieme quali sono le principali evidenze pubblicate in letteratura.
In generale i nutrienti con proprietà antinfiammatorie dirette o indirette possono essere efficaci nel sopprimere il dolore associato all’endometriosi. Quindi, si può ipotizzare che gli alimenti ricchi di acidi grassi polinsaturi, alcune vitamine e minerali, antiossidanti, oltre che alcuni batteri benefici come i lattobacilli, possono essere utili nel management sintomatologico dell’endometriosi [7].
In sintesi, i fattori dietetici che possono ridurre il rischio di endometriosi includono il consumo di verdure, vitamine antiossidanti, vitamine del gruppo B, latticini ricchi di calcio e vitamina D, oli di pesce e acidi grassi Omega-3, con livello di evidenza II e III [2].
Ancora, i fattori dietetici che possono potenzialmente aumentare il rischio di sviluppare endometriosi includono il consumo di acidi grassi trans-insaturi, carne rossa e prosciutto, nonché alcol, con livello di evidenza II e III. [2]
EVIDENZE SCIENTIFICHE PRESENTI IN LETTERATURA
Sembra che in termini preventivi un’ottimale assunzione di omega 3, fibre, vitamina D e calcio siano fattori protettivi, mentre un consumo di grassi trans, dosi eccessive di consumo di carni rosse e caffè siano fattori che inducono un aumento del rischio, ma le evidenze (tranne che nel caso degli omega 3 e dei grassi trans) sono eterogenee nelle meta-analisi condotte [1, 2, 4, 5, 7].
Sembra che in generale una dieta bilanciata, che apporta una adeguata quantità di antiossidanti vitaminici e non e un corretto rapporto omega 6-omega3 e quantità sufficienti di entrambi le classi di acidi grassi essenziali, sia ottimale in alcuni quadri clinici della malattia, tanto in prevenzione che nel trattamento [2, 4, 7].
Sembra che limitare il consumo di carne rossa, sia sotto forma di insaccati che non, a una volta a settimana sia associato ad un minor rischio di endometriosi [2, 7, 8], ciononostante essendo queste evidenze ancora limitare la soluzione migliore sarebbe quella di limitarne il consumo alle dosi raccomandate per la popolazione generale.
In alcuni studi sembra che un intake quotidiano di prodotti latteo-caseari possa abbassare il rischio di endometriosi, mentre gli studi sulla supplementazione di vitamina D3 hanno dato risultati eterogenei nel loro complesso anche se tendenzialmente positivi [2, 3, 7, 8]. Di conseguenza, non esistono evidenze per consigliare una supplementazione nella popolazione generale in assenza di situazioni carenziali conclamate, ma ciò non significa che in casi specifici possa essere utile nel contesto di una terapia complessiva.
Alcune evidenze sottolineano come un eccessivo intake di sostanze nervine come il caffè sia associato ad un aumento del rischio. Ciononostante, non ci sono ad oggi dati sufficienti per trarre conclusioni per la popolazione generale sia per dosi eccessive che per l’assunzione di caffè decaffeinato [3], di conseguenza la migliore soluzione è quella di limitarsi alle dosi di consumo già raccomandate per la popolazione generale. Ancora, sembra c’è l’assunzione di alcol sia associata ad una maggiore incidenza di endometriosi, ma non esistono sufficienti evidenze da sconsigliarne il consumo alle dosi consigliate, mentre il fumo di sigaretta, sembra essere un fattore associato all’insorgenza di endometriosi anche se i dati in tal senso sono ancora pochi [2].
Esistono delle teorie, che hanno delle evidenze in letteratura, secondo cui un intake ottimale di fibre e prediligere il consumo di carboidrati integrali ed in generale cibi a basso indice glicemico possa ridurre la proliferazione delle “endometrial stromal cells”, riconducibile ad un contenimento del picco insulinemico. Ciononostante i dati ad oggi pubblicati non sono sufficienti per concludere in tal senso per la popolazione generale [2, 7, 8].
Ancora, sembra che alcuni pesticidi e/o metalli pesanti presenti nelle matrici alimentari ittiche e/o vegetali possano indurre un aumento del rischio, ma le associazioni sono ancora troppo poche per poter concludere qualcosa [2, 3, 7] . Inoltre, è da notare che il consumo di diversi fonti vegetali e animali nel contesto di una dieta bilanciata anche in termini di frequenza di consumo dei gruppi alimentari è ad oggi la migliore strategia nel management delle possibili complicanze dovute ad effetti tossici cronici dovuti all’assunzione di queste sostanza e quindi l’approccio più efficacie è un approccio che mira più all’equilibrio della dieta nel suo complesso che all’eliminazione di particolari alimenti.
GLUTINE, SOIA ED ENDOMETRIOSI
Sembra da alcuni risultati preliminari che il glutine, la soia e i FODMAD siano i principali tre elementi per cui potrebbe sussistere un razionale clinico tale da giustificarne una loro eliminazione [7]; ciononostante va sicuramente ribadito che si tratta di indicazioni che dipendo così tanto dalle caratteristiche fisiologiche, dallo stadio del ciclo vitale, dalle comorbilità e da altre caratteristiche genetiche e del microbiota. Di conseguenza, non si consiglia l’esclusione di questi elementi nei soggetti affetti da endometriosi al di fuori di una attenta anamnesi clinica. Possiamo quindi concludere sicuramente che le evidenze in tal senso sono ad oggi limitate e necessitano di ulteriori studi e sopratutto una casistica più ampia [7].
Il consumo di soia e fitoestrogeni sembra avere degli effetti nel management e nella prevenzione dell’endometriosi ma la maggior-parte degli studi sono su modelli animali e da confermarsi in uomo. Sembra che l’effetto sia negativo poichè un aumento del carico estrogenico è associato ad un peggioramento sintomatologico [2, 3, 4, 7] ciononostante è da notare che questa conclusione dipende molto dal soggetto in analisi poichè in diversi momenti della vita e in diversi soggetti il carico estrogenico può essere molto diverso e i fitoestrogeni sono si modulatori estrogenici ma dall’effetto netto inferiore degli estrogeni stessi, di conseguenza a seconda del soggetto possono aumentare o ridurre il carico estrogenico, ed in soggetti giovani tendenzialmente lo riducono. DI conseguenza i dati a disposizioni sono troppo pochi per trarre delle conclusioni.
Nel caso specifico di soggetti affetti da IBS e da endometriosi sembra che una dieta low FODMAP sia efficacie a livello sintomatologico, intesa ovviamente come terapia coadiuvante [7].
CONCLUSIONE
In conclusione, è da notare che in generale una dieta sana ed equilibrata, fondata sull’aderenza al modello mediterraneo cosi come inteso dalla definizione UNESCO 2010 sia anche in questi casi la soluzione migliore! Altre indicazioni potrebbero essere utili nel contenimento sintomatologico e/o dello stato infiammatorio eventualmente presente, ma si tratta di indicazioni che non possono essere “generalizzate” e dipendono dal soggetto in esame.
BIBLIOGRAFIA
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