Nonostante i significativi progressi nella comprensione dell’intolleranza all’istamina, la diagnosi di questa condizione rimane incerta. La non specificità dei sintomi e la mancanza di strumenti diagnostici convalidati spinge molti individui a consultare diversi medici specialisti alla ricerca di una spiegazione e di una soluzione per la loro variegata sintomatologia [2].  In assenza di una diagnosi consensuale e clinicamente validata, la Figura mostra un riassunto schematico dell’algoritmo diagnostico per l’intolleranza all’istamina basato sulle prove scientifiche disponibili, che vengono discusse in questo articolo.

DIAGNOSI

La combinazione dei criteri diagnostici attualmente in uso include la comparsa di manifestazioni cliniche tipiche e l’esclusione di altri disturbi correlati [2]. Tutti gli autori che hanno proposto un algoritmo diagnostico per l’intolleranza all’istamina sottolineano la necessità di escludere inizialmente altre potenziali cause di sintomi associati ad un aumento dell’istamina plasmatica [2]. A tal fine, è consigliabile eseguire un test di allergia cutanea intradermica (cioè, prick test cutaneo) per scartare la sensibilizzazione alle IgE causata da allergie alimentari causate da alimenti contenenti istamina e associati ai disturbi, e misurare la triptasi plasmatica per escludere una mastocitosi sistemica sottostante [2, 3].  È anche importante sapere se il paziente sta assumendo farmaci con un possibile effetto inibitorio sull’attività DAO [2], che abbiamo visto in un precedente articolo pubblicato sul nostro sito. Se entrambi questi elementi vengono esclusi, gli scienziati considerano confermata la diagnosi di intolleranza all’istamina in quei casi in cui vi è la scomparsa o il miglioramento di due o più sintomi in seguito ad una dietoterapia a basso contenuto di istamina [2].

Nel follow-up della dieta, si raccomanda una registrazione approfondita mediante recall delle 24 ore di tutti gli alimenti consumati e dei sintomi riscontrati al fine di stabilire una relazione, se presente, tra un alimento e l’insorgenza dei sintomi [2]. La durata della dieta a basso contenuto di istamina per confermare la diagnosi non è chiaramente stabilita, sebbene alcuni studi suggeriscano un periodo da 4 a 8 settimane. Rimane ovviamente inteso che in caso di intolleranza genetica conclamata, la dieta è da intendersi per tutta la vita [2].

Diversi autori hanno anche proposto una serie di test complementari con l’obiettivo di ottenere un marker per confermare la diagnosi, che però ad oggi non sono il gold standard e vanno valutati caso per caso [2].

Fra questi testi, la valutazione della presenza dei polimorfismi genetici (SNP) che causano una suscettibilità genetica all’istamina è interessante [2, 4].  Attualmente esiste già la possibilità di eseguire un’analisi genetica non invasiva in grado di identificare tre degli SNP associati a ridotta attività DAO (es. rs10156191, rs1049742 e rs1049793) da un campione di mucosa orale, sebbene studi su più ampi campioni e sulla praticità di una sua raccomandazione per la popolazione generale, sono ancora necessari. È importante notare che questo test riflette solo l’esistenza di una carenza genetica di DAO e non necessariamente una intolleranza conclamata, per questo andrebbero prescritti solo da personale medico ed in specifiche situazioni in cui si potrebbe sospettare una carenza genetica, ed inoltre solo in presenza di un quadro sintomatologico [2].

La più studiata, e forse anche la più controversa, è la determinazione dell’attività DAO plasmatica. Questo test analitico consiste nel misurare la quantità di istamina degradata in un campione di sangue in un determinato intervallo di tempo. L’evidenza della validità delle misurazioni dell’attività DAO nel sangue per la diagnosi di intolleranza primaria all’istamina non è né abbondante né conclusiva, inoltre in tema esistono numerose controversie in letteratura. Sia la determinazione dell’attività plasmatica del DAO che l’istamina 50-skin-prick test potrebbero essere test adatti per identificare un deficit di DAO di origine genetica o farmacologica, ma non sarebbero utili per determinare un deficit secondario alle malattie intestinali. Al contrario, esistono alcune alternative, come la biopsia intestinale, il test di provocazione dell’istamina o il test metabolomico dell’istamina nelle urine, che potrebbero consentire di diagnosticare un’intolleranza all’istamina da deficit di DAO senza escludere nessuna delle possibili cause eziologiche[2].

Attualmente, l’applicazione della metabolomica come strumento per l’identificazione di biomarcatori del metabolismo dell’istamina nelle urine è contestata come possibile nuova strategia diagnostica [2, 5].  L’ipotesi è che gli individui con intolleranza all’istamina possano avere un diverso profilo di escrezione dell’istamina e dei suoi metaboliti nelle urine rispetto agli individui normali. A questo scopo, Comas-Basté et al. hanno recentemente proposto un approccio cromatografico che consente di determinare in modo rapido e inequivocabile i livelli urinari di istamina e del suo metabolita metilato, la metilistamina [2, 5].  È ancora necessario validare la potenziale utilità diagnostica di questo approccio nei pazienti con intolleranza all’istamina, oltre a completare il profilo di escrezione con altri metaboliti dell’istamina per ottenere un’immagine più accurata delle possibili alterazioni prodotte in questa intolleranza[2].

CONCLUSIONI

Dalla seguente trattazione, tratta da una importante revisione della letteratura condotta sul tema, si evince che l’applicazione dell’algoritmo diagnostico sopra esposto è la migliore soluzione diagnostica. Ciononostante in alcune situazioni cliniche, e solo in presenza di un clinico competente in merito, anche i test genetici per la valutazione dei polimorfismi (SNPs) dell’enzima DAO rs10156191, rs1049742 e rs1049793) potrebbero essere una soluzione interessante, mentre negli altri casi le evidenze sono ancora troppo preliminari, controverse ed eterogenee.

Presso il nostro studio, qualora il nostro team lo reputasse necessario, è possibile effettuare questo test, oltre che pianificare una alimentazioni semplice, pratica ed efficace a basso contenuto di istamina e altre ammine biogene!

BIBLIOGRAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Comas-Basté O, Sánchez-Pérez S, Veciana-Nogués MT, Latorre-Moratalla M, Vidal-Carou MDC. Histamine Intolerance: The Current State of the Art. Biomolecules. 2020;10(8):1181. Published 2020 Aug 14. doi:10.3390/biom10081181
  3. Maintz L., Novak N. Histamine and histamine intolerance. Am. J. Clin. Nutr. 2007;85:1185–1196. doi: 10.1093/ajcn/85.5.1185.
  4. Tuck C.J., Biesiekierski J.R., Schmid-Grendelmeier P., Pohl D. Food Intolerances. Nutrients. 2019;11:1684. doi: 10.3390/nu11071684. 
  5. Comas-Basté O., Latorre-Moratalla M.L., Bernacchia R., Veciana-Nogués M.T., Vidal-Carou M.C. New approach for the diagnosis of histamine intolerance based on the determination of histamine and methylhistamine in urine. J. Pharm. Biomed. Anal. 2017;145:379–385. doi: 10.1016/j.jpba.2017.06.029.