Il nichel è un metallo di transizione ubiquitario sul pianeta e presente soprattutto sotto forma di ossidi, solfuri e silicati in rocce e terreno ed è ampiamente utilizzato in una grande varietà di prodotti, grazie alle sue caratteristiche di duttilità, resistenza all’ossidazione e corrosione, elevato punto di fusione, al ferromagnetismo e al basso costo di produzione [2].
Il nichel è il più diffuso allergene da contatto nei paesi del primo mondo, con una prevalenza mondiale di allergia da contatto a questo elemento dii circa l’8-19% negli adulti e l’8-10% nei bambini e negli adolescenti, con una forte predominanza nelle donne rispetto agli uomini (4-10 volte) e nelle ragazze rispetto ai ragazzi. Ancora, nei pazienti affetti da dermatite, la prevalenza è più elevata (adulti: 12-25%, bambini: 5-30%) [2].
L’allergia da contatto cutaneo a questo elemento è quindi abbastanza comune, ma non è da confondersi con l’allergia o l’eventuale “sensibilità o intolleranza” alimentare, che invece può riguardare una percentuale significativamente inferiore della popolazione. Inoltre, non esiste tossicità da accumulo di nichel nella popolazione, se non nel caso di quei professionisti che inalano grandi dosi di questo metallo. In tal contesto, altissime dosi di nichel introdotte e accumulatesi per inalazione possono essere cancerogene e mutagene (gruppo 1 IARC), ma si tratta comunque di casi abbastanza rari.
Purtroppo troppo spesso c’è una grandissima confusione in molti soggetti per quanto concerne le diete a basso contenuto in nichel e iniziamo col dire che una dieta a basso contenuto in nichel è una opzione terapeutica efficace solo in chi è davvero sensibile, mentre porre attenzione al contenuto in nichel della dieta in soggetti non sensibili è sicuramente controproducente, restringendo inutilmente la varietà della dieta e potenzialmente provocando del tutto evitabili carenze nutrizionali.
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare una serie di articoli sul tema per fare chiarezza e aiutare la popolazione a orientarsi adeguatamente nel caso in cui fosse stato diagnosticato da un professionista la necessità di restringere l’assunzione dietetica di questo elemento di transizione.
In questo primo articolo sul tema, descriveremo il contenuto di nichel nel suolo e nella dieta, descrivendo i principali fattori che ne influenzano il contenuto. In futuri articoli parleremo di diagnosi di sensibilità, intolleranza o allergia alimentare o cutanea a questo elemento e di conseguenza di quali accorgimenti dietetici sono utili nei diversi contesti clinici (se sono sempre utili…).
CONTENUTO DI NICHEL NEL SUOLO
La variabilità del contenuto nel suolo varia in funzione di: contenuto nelle falde acquifere vicino ad un terreno, tipologia di terreno, eventuale uso di fertilizzanti sintetici e pesticidi, contaminazione del suolo e distanza del suolo da centri industriali che usano importanti fonti di nichel [3]. Ovviamente più un terreno è contaminato, più il contenuto di questo elemento nelle matrici alimentari che sono cresciute nel suddetto terreno, ed anche degli animali che si sono nutriti di tali matrici, sarà maggiore. Ciononostante sia il processo di bioaccumulazione che la concentrazione finale di nichel nel tessuto biologico in esame, sono molto diversi fra animali e vegetali, come vedremo in seguito.
Infine è bene sottolineare che data la rarità della sensibilità o allergia alimentare a questo elemento, il valore guida di legge di nichel nelle acque ad uso umano e potabili stabiliti dall’OMS è di 70 microgrammi/l, mentre il valore di parametro è di 20 microgrammi/l. Questi limiti rendono necessari in alcuni (sebbene molto rari) contesti clinici preferire una assunzione di acqua preferenzialmente in bottiglia [3, 4]. L’assorbimento intestinale del nichel attraverso l’acqua potabile è 40 volte superiore rispetto a quello attraverso il cibo [4].
CONTENUTO DI NICHEL NELLE MATRICI ALIMENTARI E NELLA DIETA
A livello alimentare, nonostante sia un elemento ubiquitario presente sia in alimenti animali che vegetali, Il nichel si ritrova soprattutto nelle piante, le quali possono accumulare questo contaminante, raggiungendo concentrazioni comprese fra 3 e i 1000 mg/kg [3]. Nello specifico, il contenuto di nickel nei tessuti vegetali è di circa 0.5-5 μg/gr; mentre nei tessuti animali è di circa 0.1-5μg/gr. DI conseguenza, secondo stime recenti, sembra che in media il contenuto in nickel dei tessuti vegetali possa essere fino a quattro volte superiore rispetto a quello presente nei prodotti animali (carne, latte e derivati, uova. Infine un ultimo elemento di variabilità deriva dalle stagioni: in particolare il contenuto di nichel in primavera e autunno, in molti alimenti vegetali e animali è circa dimezzamento, rispetto a quanto riscontrabile durante l’estate [3, 5].
Esistono differenze nella concentrazione di nichel nelle diverse parti della stessa pianta. Le foglie contengono più nichel rispetto al gambo e alla radice e a loro volta le foglie vecchie più esterne contengono più nichel delle foglie giovani interne. Il contenuto di nickel nella normale dieta è fortemente influenzato dalla localizzazione geografica e dalla concentrazione di nichel nel terreno oltre che dal rapporto nella dieta fra il consumo di alimenti vegetali ed animali nonché dalle locali abitudini alimentari.
A livello mondiale l’intake medio quotidiana di nickel si aggira fra 0,2 mg e 0,6 mg [2, 6], quantità derivante per un 50% dall’assunzione di alimenti vegetali (cereali, legumi, verdure e frutta) e per il restante dal contenuto nell’ acqua consumata (attenzione a scartare sempre, se si ha una qualunque sensibilizzazione nei confronti del nichel, la prima acqua che scorre attraverso il rubinetto dopo che è stata ferma tutta la notte, perchè può contenere anche livelli superiori a 1.000 μg/L) e in misura molto minore da fonti di grassi, latte e derivati. Ciononostante, attenzione anche agli alimenti conservati in lattina, le cui cessioni possono rendere le matrici alimentari ricchissime di questo elemento di transizione [2, 3, 4, 5].
I principali alimenti a maggiore contenuto in nichel sono: tutti i cereali integrali, il cacao e il cioccolato e alcuni frutti come le pere, tutti gli alimenti conservati in lattina e, come appena descritto, la prima acqua stagna del rubinetto [2, 3, 4, 5]. Per dare indicazioni più specifiche a seconda della clinica dei soggetti, tratteremo più approfonditamente di questo tema nel prossimo articolo dedicato, in cui riporteremo proprio una tabella molto utile per distinguere gli alimenti ad alto, medio e basso contenuto in nichel.
BIBLIOGRAFIA
- Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
- Ahlström, Malin G.; Thyssen, Jacob P.; Wennervaldt, Michael; Menné, Torkil; Johansen, Jeanne D. (2019). Nickel allergy and allergic contact dermatitis: a clinical review of immunology, epidemiology, exposure and treatment. Contact Dermatitis, (), cod.13327–. doi:10.1111/cod.13327
- El-Naggar A, Ahmed N, Mosa A, Niazi NK, Yousaf B, Sharma A, Sarkar B, Cai Y, Chang SX. Nickel in soil and water: Sources, biogeochemistry, and remediation using biochar. J Hazard Mater. 2021 Oct 5;419:126421. doi: 10.1016/j.jhazmat.2021.126421. Epub 2021 Jun 16. PMID: 34171670.
- https://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/acquepotabili/parametri/valutaz_NICHEL.pdf
- Babaahmadifooladi M, Jacxsens L, Van de Wiele T, Laing GD. Gap analysis of nickel bioaccessibility and bioavailability in different food matrices and its impact on the nickel exposure assessment. Food Res Int. 2020 Mar;129:108866. doi: 10.1016/j.foodres.2019.108866. Epub 2019 Dec 2. PMID: 32036919.
- Tramontana M, Bianchi L, Hansel K, Agostinelli D, Stingeni L. Nickel Allergy: Epidemiology, Pathomechanism, Clinical Patterns, Treatment and Prevention Programs. Endocr Metab Immune Disord Drug Targets. 2020;20(7):992-1002. doi: 10.2174/1871530320666200128141900. PMID: 31994473.