I pazienti con fibromialgia (FM) soffrono di dolore diffuso, affaticamento, disfunzione cognitiva e problemi del sonno, che si pensa siano correlati a fenomeni di sensibilizzazione della segnalazione nervosa [2]. Ad oggi, nessun trattamento da solo fornisce un ampio sollievo dai sintomi, ma le recenti prove scientifiche sostengo che una dietoterapia specifica possa essere utile nel contenere la sintomatologia della malattia. Il razionale scientifico di questi approcci dietetici si basa sulla capacità di limitare la quantità di glutammato assunto. Recenti evidenze dimostrano come l’attivazione prolungata dei nocicettori porta al rilascio continuo di glutammato, causando una cascata di eventi in grado di indurre una  depolarizzazione della membrana di lunga durata, che secondo alcune teorie sarebbe fra le principali cause biomolecolari del dolore cronico. Una neurotrasmissione glutamatergica anormale è sottostante anche altre comuni condizioni fisiopatologiche dolorose come l’emicrania, il disturbo dell’articolazione temporo-mandibolare  e la sindrome dell’intestino irritabile, oltre a comuni disturbi dell’umore come la depressione. una sovraeccitazione postsinaptica indotta da un eccessivo rilascio di glutammato nello spazio sinaptico può anche indurre la morte neuronale; in quest’ultimo caso si parla di eccitotossicità [3].

Concentrazioni di glutammato nel liquido cerebrospinale più elevate sono state dimostrate in pazienti affetti da FM ed emicrania rispetto ai controlli sani [4]. Inoltre, livelli più elevati di glutammato cerebrale sono stati riportati in pazienti FM rispetto ai controlli sani [3, 5].

Ma in che modo il glutammato alimentare potrebbe entrare in sede cerebrale? La sostanza P, che viene rilasciata insieme al glutammato durante la nocicezione, ha dimostrato di aumentare la permeabilità della barriera ematoencefalica (BBB), che normalmente protegge il cervello da alte concentrazioni plasmatiche di glutammato alimentare. Pertanto, l’aumento delle concentrazioni di sostanza P osservate durante la sensibilizzazione centrale, potrebbe portare a una maggiore permeabilità dell’encefalo, che a sua volta potrebbe consentire al glutammato alimentare di entrare più velocemente e in maggiori quantità nel cervello [3].

Il glutammato e l’aspartato sono gli unici due amminoacidi alimentare anche neurotrasmettitori eccitatori. Queste due sostanza si possono trovare sia in forma coniugata che libera nelle matrici alimentari. Fra le prime vi sono fonti proteiche complete come la carne, dove gli amminoacidi vengono rilasciati lentamente in circolazione durante il processo digestivo. Al contrario, le forme libere di questi amminoacidi si trovano nella dieta come additivi alimentari (come glutammato monosodico [MSG], proteine idrolizzate, isolati / concentrati di proteine, estratto di lievito, aspartame e altri ancora), salsa di soia, salse di pesce e formaggi stagionati come il parmigiano e il cheddar piccante. Teoricamente, concentrazioni plasmatiche più elevate potrebbero portare a una sovraeccitazione nervosa e, nelle persone con una BBB compromessa, questo potrebbe anche portare a un’eccitazione anormale nel sistema nervoso centrale[3].

ALTRI NUTRIENTI IMPLICATI NELLA TRASMISSIONE GLUTAMAERGICA

Alcuni nutrienti potenzialmente potrebbero avere effetti modulatori sulla neurotrasmissione glutamatergica ed in particolare due minerali nella dieta svolgono un ruolo chiave nella regolazione del recettore NMDA, il principale recettore del glutammato implicato nell’eccitotossicità. Il magnesio esercita un effetto inibitorio sul signaling del recettore NMDA e deve essere rimosso affinché si verifichi l’eccitazione [6]. Lo zinco invece viene rilasciato insieme al glutammato nella fessura sinaptica e si pensa che sia in grado di modulare negativamente la risposta eccitatoria [7]. Pertanto, bassi livelli di magnesio e zinco potrebbero “potenziare” e/o supportare l’eccitotossicità.[3].

Un altro micronutriente importante per la neurotrasmissione glutamatergica è la vitamina B6, cofattore enzimatico implicato nel metabolismo sintetico del neurotrasmettitore inibitorio  GABA [2, 4]. La carenza di vitamina B6 può portare a livelli più elevati di glutammato e livelli ridotti di inibizione del GABA, facilitando così l’eccitotossicità nel sistema nervoso centrale.[3].

È stato dimostrato che la carenza di acidi grassi omega-3 aumenta l’eccitotossicità [8]. Si pensa che questo effetto sia mediato dalla capacità degli acidi grassi omega-3 di aumentare la fluidità della membrana cellulare, che potrebbe potenzialmente modulare l’espressione dei trasportatori chiave del glutammato, responsabili dell’eliminazione del glutammato in eccesso dalla fessura sinaptica, prevenendo così l’eccitotossicità . Inoltre, l’eccitotossicità può aumentare lo stress ossidativo attraverso una maggiore produzione di specie reattive dell’ossigeno nel sistema nervoso [9] e quindi l’assunzione di una quantità adeguata di antiossidanti, potrebbe aiutare a prevenire l’insorgenza di consizioni di distress ossidativo [10]. Traducendo questa necessità in fabbisogni, è sensato ipotizzare che possa sussistere per questi soggetti un fabbisogno aumentato di vitamina C e vitamina E, ed inoltre potrebbe essere utile assumere alimenti contenenti importanti molecole antiossidanti come resveratrolo nell’uva [11] e polifenoli nel tè verde [3, 12].

Approfondiremo i diversi nutrienti implicati nella potenziale dietoterapia in soggetti affetti da FM in un secondo articolo in merito.

STUDI CLINICI IN MERITO

Nel complesso, la teoria secondo cui l’assunzione eccessiva di glutammato e aspartato con la dieta potrebbero potenzialmente modulare la neurotrasmissione nei pazienti con FM è sicuramente sensata. Ciononostante, le evidenze in merito sono relativamente eterogenee:

Un piccolo ma ben progettato studio clinico ha dimostrato un significativo miglioramento dei sintomi nei pazienti affetti da FM che sono stati sottoposti a una dieta di eliminazione dell’eccitotossina per 1 mese (rimuovendo tutte le fonti delle forme libere di questi amminoacidi), con otto soggetti che hanno sperimentato la remissione completa di tutti i sintomi [13]. I soggetti che hanno riportato una remissione> 30% dei loro sintomi dopo 1 mese di dieta sono stati sottoposti ad un secondo protocollo per valutare la possibilità di indurre una recidiva dei sintomi e i risultati ottenuti suggeriscono che sia proprio l’eliminazione delle eccitotossine ad aver indotto una riduzione dei  sintomi [3, 13].

Al contrario, un altro piccolo studio non ha riportato alcun miglioramento generale dopo un’esclusione di 3 mesi di MSG e aspartame nei pazienti con FM [14]. Una significativa riduzione del dolore è stata osservata dopo 1 mese, ma nessuna differenza tra i gruppi era evidente nel secondo e terzo mese. Ciononostante è da notare che questo studio comunque è stato critica per alcune problematiche metodologiche.[3].

In scienza questa situazione viene definita come presenza di un ragionevole dubbio, ma assenza di prove sufficienti per dimostrare la teoria. Di conseguenza, in questo contesto il principio di precauzione entra in gioco. 

Non sappiano con certezza che il glutammato e l’aspartato assunto in eccesso con la dieta siano o meno implicati nei fenomeni di sensibilizzazione centrale associati ad una amplificazione dell’intensità e della durata del dolore cronico in pazienti FM, ma sicuramente esistono delle evidenze iniziali che dimostrano l’esistenza di un potenziale rischio in tal senso. 

Dato che non sussiste nessun rischio nell’eliminazione delle forme libere di tali amminoacidi, è sicuramente consigliato ridurre e/o eliminare il loro consumo in questi pazienti.  

Oltre a evitare ingredienti come il MSG, l’ aspartame e le proteine alterate (come gelatina, proteine idrolizzate, estratto di lievito autolisato, concentrati proteici e isolati proteici), i pazienti dovrebbero anche cercare elenchi di ingredienti sulle etichette degli alimenti controllando l’assenza di tali ingredienti. Attenzione ad alcuni termini come “spezie, condimento, aroma, aroma naturale ecc..” che potrebbero nascondere proprio queste sostanze e quindi evitare alimenti che nella etichetta presentano queste diciture e piuttosto si consiglia di aggiungere le spezie durante la cottura, avendo cura di consumare alimenti preparati in contesti controllati, come la proprio abitazione.

Inoltre, dovrebbero essere evitati anche cibi naturalmente ricchi di glutammato libero tra cui salsa di soia, salse di pesce, salsa Worcestershire, aminoacidi di Bragg e formaggi stagionati come il parmigiano. Per evitare l’aspartame, è importante evitare le bibite dietetiche, le gomme e le mentine per l’alito e occorre prestare particolare attenzione nella scelta dello yogurt addizionato in dolcificanti artificiali come l’aspartame. 

BIBLIOGRAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Clauw DJ. Fibromyalgia and related conditions. Mayo Clin. Proc. 90(5), 680–692 (2015).
  3. Holton K. The role of diet in the treatment of fibromyalgia. Pain Manag. 2016 May;6(4):317-20. doi: 10.2217/pmt-2016-0019. Epub 2016 Jun 14. PMID: 27296515.
  4. Peres MF, Zukerman E, Senne Soares CA, Alonso EO, Santos BF, Faulhaber MH. Cerebrospinal fluid glutamate levels in chronic migraine. Cephalalgia 24(9), 735–739 (2004).
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  13. Cong L, Cao C, Cheng Y, Qin XY. Green tea polyphenols attenuated glutamate excitotoxicity via antioxidative and antiapoptotic pathway in the primary cultured cortical neurons. Oxid. Med. Cell Longev. 2016, 2050435 (2016).
  14. Vellisca MY, Latorre JI. Monosodium glutamate and aspartame in perceived pain in fibromyalgia. Rheumatol. Int. 34(7), 1011–1013 (2014).