L’obesità è una condizione fisiologica rischiosa per la salute, che si caratterizza per un accumulo eccessivo di grasso corporeo. L’obesità viene clinicamente definita da un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30; ciononostante, non tutto il grasso esercita gli stessi effetti fisiologici sul corpo e invece molti degli effetti negativi di un eccesso di grasso sono anche correlati alla sede e alla tipologia di grasso accumulato, oltre che dalla sua quantità.
Ad oggi, assistiamo a livello mondiale ad un aumento del numero di persone anziane, obese e affette da disturbi cardiometabolici correlati ed inoltre, la progressiva disfunzione fisiologica del tessuto adiposo bianco è sempre più riconosciuta come un importante segno distintivo del processo di invecchiamento, che a sua volta contribuisce ad alterazioni metaboliche, danni multi-organo e uno stato pro-infiammatorio sistemico (“inflammageing“).
D’altra parte, l’obesità, ovvero la manifestazione più comune della disfunzionalità del tessuto adiposo, condivide numerose analogie nei meccanismi biologici associati all’invecchiamento, specie quello non di successo, come l’infiammazione cronica di basso grado.
Di conseguenza, la comprensione dell’interazione e del cross talking tra invecchiamento accelerato, obesità e disfunzione del tessuto adiposo è fondamentale per comprendere il processo di invecchiamento in generale, oltre che la fisiopatologia dell’obesità e delle altre condizioni correlate.
Proprio per questo, in letteratura scientifica è nato un termine atto a descrivere questa correlazione, oltre che a descriverne gli effetti: l’”adipaging“.
Ma quali e quanti sono gli effetti sui sistemi organici e sui tessuti dell’apidaging? Infatti, ormai sappiamo da tempo che questi effetti sono tantissimi, sia in tipologia che in magnitudine. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di approfondire gli effetti multi-organici e sistemici dell’adipaging più importanti, al fine di comprendere al meglio perchè è importantissima una prevenzione e una dietoterapia adeguata nel caso ci sia un eccesso ponderale o di grasso!
In questo articolo discutiamo gli effetti negativi dell’adipaging su due dei nostri sistemi più importanti: il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso.
Effetti dell’adipaging sul sistema cardiovascolare
L’invecchiamento e l’obesità condividono alcune importanti analogie, soprattutto nel modo in cui alterano il sistema cardiovascolare.
Il declino della funzione cardiaca correlato all’età è generalmente associato a una diminuzione del numero di cardiomiociti, all’ipertrofia del ventricolo sinistro, alla fibrosi cardiaca e all’accumulo di collagene [2, 3]. Si assiste quindi ad una progressiva degenerazione dei tessuti vascolari e cardiaci, con perdita di elasticità, alterazioni fibrotiche e calcificazione delle valvole cardiache, cui consegue una compromissione della capacità di pompa del cuore. L’elasticità, e quindi la funzionalità dei vasi arteriosi, diminuisce sempre con l’invecchiamento, a causa dell’ispessimento e dell’irrigidimento della parete dovuto all’aumento del collagene e alla riduzione dell’elastina, insieme alla calcificazione della parete vasale [2], ma questo fenomeno si manifesta in misura molto maggiore nei soggetti con un eccesso di grasso.
Ma i meccanismi che guidano i danni vascolari associati all’adipaging, non sono sempre di per se negativi, ma dipendono anche da come si manifestano nell’organismo: per fare un esempio paradossale, un meccanismo che nel giusto contesto è protettivo per prevenire l’eccessiva adiposità durante l’invecchiamento, ovvero l’attivazione tonica del sistema nervoso simpatico (SNS), il quale esercita i suoi effetti positivi sull’adiposità mediante l’indizione della termogenesi, se si ha una condizione di eccessiva attivazione simpatica è direttamente causa di diverse conseguenze deleterie sul sistema cardiovascolare che, a loro volta, aumentano il rischio di CVD, quali: la riduzione del flusso sanguigno alle gambe, l’aumento della pressione arteriosa, la compromissione della funzione baroriflessa e l’ipertrofia delle grandi arterie. Le riduzioni croniche del flusso sanguigno periferico dovute all’aumento dell’attività del SNS contribuiscono anche all’eziologia della sindrome metabolica, aumentando l’intolleranza al glucosio e l’insulino-resistenza [2].
Ancora, l’eccessiva lipolisi associata a un’elevata attività del SNS aumenta la produzione di ROS e attiva la segnalazione di p53 nel tessuto adiposo, portando potenzialmente all’infiammazione di questo tessuto. Infatti, sebbene la p53 sia un fattore trascrizionale coinvolto nella conservazione della stabilità genomica e nell’inibizione della tumorigenesi, ha anche alcuni effetti deleteri legati ai disturbi cardiovascolari associati all’età, ad esempio l’attivazione della segnalazione della p53 si riscontra nei vasi invecchiati o nel cuore di soggetti non sani. Al contrario, l’inibizione dell’ eccessiva lipolisi attraverso una riduzione degli eccessivi stimoli simpatici riduce significativamente l’espressione di p53 e l’infiammazione del tessuto adiposo, migliorando così non solo l’insulino-resistenza ma anche la funzione cardiaca in condizioni di sovraccarico di pressione cronico [2, 4].
Per questo vedete come l’importante non è evitare l’attivazione del sistema simpatico, ma gestirla correttamente, attraverso una corretta alternanza di stimolazioni simpatiche e parasimpatiche, ovvero nient’altro che quello che molti definiscono “corretta gestione dello stress”, sia quello biochimico (eccesso di radicali liberi ecc) che quello sociale.
Il sistema simpatico dei soggetti obesi è generalmente estremamente attivo negli adulti obesi e questa iperattività fuori controllo, svolge un ruolo chiave nello sviluppo dell’insulino-resistenza [2, 5, 6].
Effetti dell’adipaging sul sistema nervoso centrale
Diversi fattori intrinseci all’adiposità viscerale aumentano il rischio di declino cognitivo, compresa l’esposizione per tutta la vita a uno stato metabolico e infiammatorio alterato indotto da un’elevata adiposità viscerale [2, 7]. L’adipe viscerale è un tessuto endocrino metabolicamente attivo che secerne diverse citochine e ormoni infiammatori noti collettivamente come “adipochine. Una eccessiva produzione di citochine prodotte nell’adipe, come la leptina e l’IL-6, sono associate a un maggiore declino cognitivo [2, 8]. Quindi le elevate quantità di adipochine e fattori pro-infiammatori rilasciati dagli adipociti, ad esempio IL-6 e TNF-α, costituiscono il legame che correla obesità e demenza: queste molecole, se in eccesso e non controllate, genererebbero un effetto tossico a livello cerebrale,compromettendo fenomeni importantissimi quali la neurogenesi, la plasticità sinaptica, la memoria e i processi di apprendimento [2].
Ad esempio, la leptina attraversa la barriera emato-encefalica e svolge un ruolo nella neurodegenerazione. È stato dimostrato che gli adulti obesi di mezza età hanno un volume cerebrale ridotto rispetto agli individui di peso normale [2, 9]. mentre l’obesità centrale elevata negli anziani è associata a una riduzione del volume cerebrale dell’ippocampo e a una maggiore atrofia cerebrale [2, 10].
Altre alterazioni legate all’obesità, in particolare l’ipertensione e il diabete di tipo 2, favoriscono la disfunzione cognitiva. Infine, sebbene vi siano ancora delle controversie, la pressione arteriosa in tarda età è stata correlata al declino cognitivo e alla demenza [2].
BIBLIOGRAFIA
- Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
- Pérez LM, Pareja-Galeano H, Sanchis-Gomar F, Emanuele E, Lucia A, Gálvez BG. ‘Adipaging’: ageing and obesity share biological hallmarks related to a dysfunctional adipose tissue. J Physiol. 2016 Jun 15;594(12):3187-207. doi: 10.1113/JP2716 91. Epub 2016 May 10. PMID: 26926488; PMCID: PMC4908019.
- Olivetti G, Melissari M, Capasso JM & Anversa P (1991). Cardiomyopathy of the aging human heart. Myocyte loss and reactive cellular hypertrophy. Circ Res 68, 1560–1568.
- Shimizu I, Yoshida Y & Minamino T (2015). Pathological role of adipose tissue dysfunction in cardio‐metabolic disorders. Int Heart J 56, 255–259.
- Thorp AA & Schlaich MP (2015). Relevance of sympathetic nervous system activation in obesity and metabolic syndrome. J Diabetes Res 2015, 341583.
- Zalesin KC, Franklin BA, Miller WM, Peterson ED & McCullough PA (2011). Impact of obesity on cardiovascular disease. Med Clin North Am 95, 919–937.
- Whitmer RA, Gustafson DR, Barrett‐Connor E, Haan MN, Gunderson EP & Yaffe K (2008). Central obesity and increased risk of dementia more than three decades later. Neurology 71, 1057–1064.
- Yaffe K, Lindquist K, Penninx BW, Simonsick EM, Pahor M, Kritchevsky S, Launer L, Kuller L, Rubin S & Harris T (2003). Inflammatory markers and cognition in well‐functioning African‐American and white elders. Neurology 61, 76–80.
- Ward MA, Carlsson CM, Trivedi MA, Sager MA & Johnson SC (2005). The effect of body mass index on global brain volume in middle‐aged adults: a cross sectional study. BMC Neurol 5, 23.
- Jagust W, Harvey D, Mungas D & Haan M (2005). Central obesity and the aging brain. Arch Neurol 62, 1545–1548.