Lo stress ossidativo è un concetto introdotto per la prima volta nella teoria di Denham Harman nel 1956 [2], che indica una condizione patologica causata dalla rottura dell’equilibrio fisiologico, in un organismo vivente, fra la produzione e l’eliminazione, da parte dei sistemi di difesa antiossidanti, di specie chimiche ossidanti.

Il nostro corpo si avvale di diverse di reazioni ossidanti e riducenti per generare energia e metabolizzare diverse sostanze. Infatti, le cascate redox di cloroplasti, perossisomi e mitocondri delle cellule, dalle specie vegetali a quelle animali sono le vere e proprie forze motrici del metabolismo [6].

L’insieme di queste reazioni, quello che oggi viene definito stress ossidativo, si compone di alcune reazioni che vanno in un senso (ossidazioni) ed altre che vanno nel senso esattamente opposto (riduzioni o reazioni antiossidanti) [4]. Provate ad immaginare il complesso delle reazioni di ossidoriduzione (reazioni redox) come costituito dalla somma di tutte queste reazioni, a cui daremo un punteggio positivo se sono ossidazioni o negativo se sono riduzioni o reazioni associate ad un effetto antiossidante. Il risultato di questa somma deve essere compreso entro certi range fisiologici  per avere un’alta probabilità di essere positivi in soggetti sani e che seguono un corretto stile di vita. Se però il numero di reazioni ossidanti aumenta troppo, ad esempio per azione di un eccesso dei famosi radicali liberi, oppure diminuisce troppo il numero di reazioni riducenti o ad effetto antiossidante, si perde il controllo di questa bilancia ossidativa e si instaura il cosiddetto “distress ossidativo”, un fattore negativo associato all’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, tra cui la sindrome metabolica, la sindrome da affaticamento cronico, le malattie neurodegenerative, cardiovascolari, infiammatorie e legate all’età [3, 4, 5]. Fra le principali specie ossidanti, vi sono le specie radicaliche, particolari specie chimiche che spesso sono instabili e generano delle reazioni a catena in grado di compromettere la funzionalità di importanti molecole come i lipidi cellulari (ad esempio quelli che compongono nel membrane dei nostri organelli intracellulari), il DNA stesso e le proteine.  Le principali specie radicaliche che si generano nel nostro corpo sono le specie radicaliche dell’ossigeno (ROS) e le specie reattive dell’azoto (RNS) entrambe utilissime al corpo se vengono tenute sotto controllo, ma “pessime” se non controllate.

QUANDO LO STRESS OSSIDATIVO DIVENTA DISTRESS OSSIDATIVO E CAUSA DANNI

Il comune fraintendimento popolare secondo cui le reazioni ossidanti indotte dai radicali liberi o da altre specie chimiche sarebbe pericolo, deriva da una scorretta traduzione dall’inglese, in cui effettivamente l”oxidative stress” è un elemento negativo e corrisponderebbe al “distress ossidativo”. Ad oggi, non esiste un termine anglofono per definire quella condizione fisiologica di equilibrio ossidativo di cui abbiamo fino a qua parlato. in Italia molti autori si riferiscono a questa condizione chiamandola stress ossidativo.  Ma al di là delle definizioni, di cui la comunità scientifica italiana nei prossimi anni dovrebbe farsi carico per evitare “libere interpretazioni” in buona fede ma pericolose, quello che conta è quanto segue:

Quando si perde il naturale equilibrio redox cellulare, si aumenta il rischio di danni  indotti dalle specie radicaliche.

Questo squilibrio viene sempre generato da uno squilibrio tra le specie pro-ossidanti e anti-ossidanti, vuoi per una carenza di specie antiossidanti, che per un eccesso di specie pro-ossidanti, ma questo squilibrio può anche avvenire a valori considerabili fisiologici a causa di una cattiva gestione del corpo dello stress ossidativo anche tutto sommato buono. Ciò si può verificare spesso a causa di uno scorretto stile di vita che non stimola la cosiddetta risposta adattativa allo stress, tramite corrette pratiche salutistiche come ad esempio una corretta e regolare attività fisica.

Quindi, quando si manifesta in modo protratto e continuativo nel tempo, il distress ossidativo può portare a danni macromolecolari e interruzione della segnalazione redox e del controllo cellulare. Queste situazioni sono alla base delle patologie sopra citate [5].

Quindi cosa rimane importante da fare?

Di fatto esiste un  intimo legame fra i processi di infiammazione e una non adeguata gestione dello stress ossidativo [4].

Ciononostante, parlare di meccanismi generali che possono aiutare in tal senso è difficile perchè dipende molto dal soggetto. In una persona allenata e giovane sicuramente l’attività fisica all’aperto potrebbe essere un’ottima pratica per stimolare in modo ottimale di meccanismi di risposta adattativa allo stress ossidativo generato dallo sforzo fisico, ma in una persona sedentaria e non abituata ad allenarsi (ad esempio una persona sedentaria che corre esclusivamente una volta al mese), lo sforzo fisico non fa altro che stimolare un eccesso di specie ossidanti.

Detto questo, sicuramente una dieta antinfiammatoria a base di alimenti tipici di una dieta mediterranea, come l’olio di oliva extravergine (ricco in polifenoli ad azione antiossidante), la verdura fresca e colorata (ricca in antocianine ed altre sostanze fenoliche ad azione antiossidante), una corretta assunzione di vitamina E e vitamina C (entrambe vitamine ad azione antiossidanti) ed in generale evitare una carenza di micronutrienti e mantenere un corretto equilibrio dei macro e micronutrienti nel suo complesso è in tutte le persone un utilissimo aiutante !!! E non bisogna dimenticare che in molti casi è addirittura condizione necessaria per non incorrere in condizioni di distress ossidativo.

Antiossidanti assunti da nutraceutici

Una delle principali evidenze in merito al modello dietetico ritenuto più valido ovvero la dieta mediterranea è che essa è associata alla longevità. Uno dei motivi per cui questo è vero è riconducibile all’evidenza che i prodotti tipici del bacino del mediterraneo contengono molti composti funzionali ad attività antiossidante. Ma la dieta mediterranea non è l’unica ad apportarne un buon quantitativo: esistono numerosi composti ad azione antiossidante contenuti negli alimenti di tutti il mondo. Alle volte è utile estrarre da questi alimenti singoli principi attivi ed inserirli in delle formulazioni, comunemente noti come integratori.

Fra i principali composti ad azione antiossidante che si possono ottenere dagli alimenti abbiamo: la vitamina C e i composti comunemente noti come tocoferoli (vitamina E), il glutatione, i caroteoidi, il coenzima Q10, i polifenoli, l’oleorupeina ecc.. tutti composti molto comuni nei vegetali e che in casi specifici possono aiutarci a mantenere ottimali le nostre difese antiossidanti [7,8]

Quindi bisogna prendere integratori a prescindere dal consulto di uno specialista? ASSOLUTAMENTE NO!! L’integrazione è una pratica che non dovrebbe mai prescindere da una attenta analisi dei rischi e dei benefici, messa in atto da un professionista, e questo bilancio varia moltissimo in diversi soggetti. Di conseguenza, un’integrazione potrebbe si essere utile per molti, ma a mio parere dovrebbe essere limitata esclusivamente a coloro che ne traggono realmente un benefici e quindi solo previa un’attenta visita.

Inoltre per molti integratori, soprattutto per quelli a base di vitamine e/o composti funzionali lipofili, un’integrazione sconsiderata può addirittura aumentare la mortalità! Come si è dimostrato essere vero per una integrazione con megadosi di carotenoidi in soggetti fumatori [9]. 

RICORDATEVI CIO’ CHE FA BENE A CERTE DOSI NON FA MEGLIO A DOSI MAGGIORI ED INOLTRE NON TUTTI TRAGGONO BENEFICI DAL CONSUMO DI INTEGRATORI.

BIBLIORAFIA

  1. Galimberti D et al. Nutrigenomica e Epigenetica: dalla biologia alla clinica, 2017 Edra Ed.
  2. Atti del convegno “Specie Reattive dell’Ossigeno (ROS): Biochimica, Patologia, Prevenzione, Laboratorio” – Palermo, 25 Maggio 2005.
  3. Shah, Anureet. (2020). Role of Oxidative Stress in the Genesis of Ventricular Arrhythmias. International Journal of Molecular Sciences. 21. 10.3390/ijms21124200.
  4. Helmut Sies, On the history of oxidative stress: Concept and some aspects of current development, Current Opinion in Toxicology, Volume 7, 2018, Pages 122-126, ISSN 2468-2020, https://doi.org/10.1016/j.cotox.2018.01.002.
  5. Vadim Z. Lankin and   Alla K. Tikhaze,Role of Oxidative Stress in the Genesis of Atherosclerosis and Diabetes Mellitus: A Personal Look Back on 50 Years of Research,Current Aging Science, volume 10, issue 1, pages 18-25, year 2017, issn 1874-6098/1874-6128, doi 10.2174/1874609809666160926142640.
  6. Bhattacharjee S. (2019) ROS and Oxidative Stress: Origin and Implication. In: Reactive Oxygen Species in Plant Biology. Springer, New Delhi. 
  7. Kozłowska A, Szostak-Wegierek D. Flavonoids–food sources and health benefits. Rocz Panstw Zakl Hig. 2014;65(2):79-85. PMID: 25272572.
  8. Serafini M, Peluso I. Functional Foods for Health: The Interrelated Antioxidant and Anti-Inflammatory Role of Fruits, Vegetables, Herbs, Spices and Cocoa in Humans. Curr Pharm Des. 2016;22(44):6701-6715. doi: 10.2174/1381612823666161123094235. PMID: 27881064; PMCID: PMC5427773.
  9. Bjelakovic G, Nikolova D, Gluud LL, Simonetti RG, Gluud C. Mortality in randomized trials of antioxidant supplements for primary and secondary prevention: systematic review and meta-analysis. JAMA. 2007 Feb 28;297(8):842-57. doi: 10.1001/jama.297.8.842. Erratum in: JAMA. 2008 Feb 20;299(7):765-6. PMID: 17327526.