Il problema dell’obesità tocca evidentemente dinamiche psicologiche delicate, di rapporto con se stessi e con l’altro che vanno rispettate e positivamente affrontato. Bisogna convertirsi da uno sguardo spietato, che del proprio Io misura solo i limiti, a una stima di sé, primo motore per migliorarsi. Serve la scintilla.

Iniziamo col cambiare la visione che abbiamo della relazione con l’atto alimentare

C’è un modello statico, in cui il meccanismo di entrata-uscita è visto come un processo che tende all’accumulo indiscriminato. Il corpo apparirebbe come una sorta di discarica in cui pasto dopo pasto i rifiuti si ingigantiscono. Il cibo ci pare come una massa inerte che tende a depositarsi ineluttabilmente in qualche luogo del corpo. Ma questa è un’immagine sbagliata, che ci fa disprezzare noi stessi e il piacere del mangiare.

Convertiamoci al modello energetico

Qui l’aspetto fondamentale è l’equilibrio tra calorie in entrata e calorie in uscita: il corpo è vissuto come elemento dinamico, come entità attiva, ed il cibo è visto come entità che cambia e che ha il potere di mettere in movimento il corpo essendo il suo combustibile. Occorre trattarsi psicologicamente e fisicamente così, considerando il nostro corpo come un’eccezionale macchina, che ha bisogno di ottimizzare ogni funzione per rendere al 100%

In questo contesto l’attività fisica regolare e corretta favorisce il recupero di un corretto rapporto con il cibo. Questo è un primo passo nella cura dell’obesità: valorizziamoci!

È colui che staticamente si riposa che arrugginisce, chi ci crede può essere una calamita che attrae il benessere e lo incolla a sé!