Anche se i non addetti ai lavori spesso lo ignorano, noi non utilizziamo esclusivamente il metabolismo aerobio per produrre energia. Nel nostro corpo infatti esiste sempre un certo equilibrio fra metabolismo aerobio (lento ma che produce molta energia) e metabolismo anaerobio (veloce e che produce relativamente poca energia). Il primo utilizza preferenzialmente molti substrati energetici per produrre energia, mentre il secondo utilizza per lo più il glucosio (metabolismo anaerobico lattico), o la fosfocreatina (metabolismo della fosfocreatina) per produrre energia. Ormai da molti anni le evidenze scientifiche ci hanno dimostrato come, anche in parità di velocità di produzione di energie e richiesta energetica, non tutte le cellule possono usare gli stessi nutrienti per produrre energia. Ad esempio i neuroni possono utilizzare solamente il glucosio e i corpi chetonici.
Studi preclinici e clinici hanno indagato il ruolo del metabolismo e delle sue variazioni non fisiologiche sulla crescita e la progressione tumorale. In particolare, una delle alterazioni metaboliche più familiari riscontrate in diversi tipi di cancro è la induzione della glicolisi, che viene mantenuta anche in condizioni di normale tensione di ossigeno, mentre la fosforilazione ossidativa è apparentemente ridotta. Di conseguenza, le cellule tumorali convertono la maggior parte del glucosio in entrata in lattato [4].
L’uso predominante del glucosio come substrato energetico accomuna quasi tutte le cellule tumorale e, quindi, il suo metabolismo costituisce una potenziale target terapeutico da tenere in considerazione [3].
RAZIONALE BIOCHIMICO
Nelle cellule tumorali, la principale fonte di energia è il glucosio ed in particolare il metabolismo anaerobico lattacido che lo coinvolge. Il passaggio tipico delle cellule tumorali dalla fosforilazione ossidativa alla glicolisi anaerobica è chiamato effetto Warburg, dal nome dello scienziato che per primo osservò che le cellule cancerose cresciute in-vitro mostrano una importante fermentazione del glucosio anche in presenza di ossigeno in quantità sufficienti da permettere la respirazione cellulare, e quindi la fosforilazione ossidativa [6]. L’aumento della glicolisi e la diminuzione dell’attività del ciclo di Krebs (TCA) e della fosforilazione ossidativa sono modificazioni che insorgono in stadi molto precoci della tumorigenesi e costituiscono uno dei segni distintivi del cancro [7].
La dieta chetogenica (KD) è un regime dietetico promettente che può avere un effetto benefico in tal senso, agendo proprio su queste alterazioni metaboliche nelle cellule tumorali. Ricerche recenti mostrano che la dieta chetogenica può limitare la crescita tumorale ed inoltre sembrerebbe essere in grado di indurre una accelerazione dei meccanismi di tossicità associati alla chemioterapia [8, 9] oltre che ridurre l’infiammazione [10]. Rispetto ai farmaci antitumorali e ai trattamenti standard, la dieta chetogenica è relativamente poco costosa, relativamente semplice da implementare e, se fatta in modo appropriato, affidandosi ad un professionista e ancora meglio ad un’equipe di esperti affidabili e riconosciuti, è ben tollerata [11, 12]. Ovviamente, data la natura delicata del trattamento e del soggetto verso cui si propone la dieta, mi sento di ribadire che tale regime dietetico è da implementare esclusivamente sotto supervisione medica, specialmente in questi casi, e spesso risulta fondamentale ed indispensabile anche ricorrere alla consulenza di un esperto di nutrizione con esperienza e certificazioni in merito, soprattutto per quanto concerne la preparazione degli alimenti e l’implementazione del quotidiano di un regime dietetico di tipo chetogenico.
In sintesi, la dieta chetogenica probabilmente crea un ambiente metabolico sfavorevole per le cellule tumorali e quindi può essere considerata un promettente adiuvante nel contesto di terapie multifattoriali specifiche per il paziente.
La maggior parte degli studi preclinici e numerosi studi clinici sostengono l’uso della dieta chetogenica come coadiuvante delle terapie standard, poiché questo regime dietetico potrebbe anche potenziare gli effetti antitumorali della chemioterapia e radioterapia classica in questi pazienti. Inoltre, essendo come precedentemente affermato ben tollerata se applicata con tutti i crismi potrebbe migliorare la qualità della vita di questi soggetti [2].
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- Dieta con astrocitoma, Alexey Portnov , Editor medico
Ultima recensione: 21.09.2019