Come abbiamo visto in un precedente articolo i frutti del genere Capsicum possono contenere una particolare classe di composti noti come capsaicinoidi.
In studi clinici, questi composti si sono dimostrati capaci di esercitare effetti antitumorali, antinfiammatori, antiossidanti e analgesici [2, 3].
Ciononostante, esiste un ulteriore campo di applicazione molto promettente di questi composti: I dati pubblicati in letteratura suggeriscono che i capsaicinoidi hanno effetti termogenici di diversa natura:
I capsaicinoidi sono agenti stimolanti l’ossidazione dei lipidi e del tessuto adiposo centralmente; con effetti più pronunciati in individui con un alto indice di massa corporea ed inoltre stimolano il raggiungimento del senso di sazietà e inducono un leggero aumento del dispendio energetico [2, 3].
Ciononostante, non fraintendiamo questo discorso cadendo in ragionamenti assolutistici e superficiali: per comprendere come questi effetti possono essere tradotti in risultati pratici tangibili dobbiamo capire molto bene la natura biomolecolare di questi effetti e come questi effetti potrebbero realmente esserci utili.
COME GLI EFFETTI TERMOGENETICI DEI CAPSAICINOIDI POSSONO ACCORDARSI CON IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
Per spiegare in che modo gli effetti di questi composti possono effettivamente comportare un aumento del dispendio energetico senza causare danni all’organismo bisogna partire da delle premesse teoriche:
Il secondo principio della termodinamica sostiene che l’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma ed anche le calorie non fanno eccezione. Il corpo umano possiede solo due modi per poter utilizzare le calorie, compiere del lavoro (usando quelle energie per effettuare reazioni chimiche che avvengono nelle nostre cellule e che permettono fisicamente sia il movimento ma anche tutti i metabolismi corporei) oppure aumentare la temperatura. Noi però siamo animali omeotermi e la nostra temperatura non può aumentare di molti gradi! Quindi qualunque aumento importante del dispendio energetico, se ottenuto tramite stimolazione del metabolismo basale e senza compiere un lavoro, è molto pericoloso.
In generale, praticamente tutti i composti in grado di esercitare un notevole effetto termogenico (il dinitrofenolo, le metanfetamine ad esempio) si sono dimostrati affetti da numerosi effetti collaterali e per questo sono stati banditi dall’utilizzo clinico e commerciale, dopo che gli studi condotti aveva si visto una perdita di peso significativa in alcuni soggetti, ma anche importanti effetti collaterali come danni epatici e ipertensione polmonare [4, 5].
Quindi gli aumenti del dispendio energetico, per essere sicuri devono essere piccoli ma significativi.
EFFETTI PICCOLI MA SIGNIFICATIVI NEL GIUSTO CONTESTO: IL CASO DEI CAPSAICINOIDI
In questo contesto, tutti quei composti dall’effetto simile ma quantitativamente molto inferiori sono recentemente saliti alla ribalta, come ad esempio la caffeina e i capsaicinoidi.
Il primo segreto della sicurezza del loro utilizzo sta proprio nella natura molto blanda dell’aumento del dispendio energetico: infatti, questi composti possono aumentare il metabolismo energetico in genere di 50-80 Kcal/die, un quantitativo di energia piccolo e gestibile dal nostro corpo, che sarebbe poco rilevante se presi sporadicamente. Ciononostante, se si pensa che un chilo di grasso sono 7500 Kcal, il solo trattamento con queste sostanze potrebbe nel giusto contesto portare ad una perdita di un chilo in più ogni 5 mesi, oltre che ridurre la diminuzione del metabolismo basale nei soggetti sottoposti a diete ipocaloriche, e quindi nell’insieme il trattamento con capsaicinoidi può essere un ottimo coadiuvante.
Ricordate che non si tratta di magia ma di un coadiuvante. Infatti, qualunque persona vi stia promettendo di assumere un composto che da solo induce importanti perdite di peso, senza consigliarvi una dietoterapia efficace ed aver raccolto numerosi dati antropometrici e/o tramite strumenti di valutazione del vostro metabolismo basale, vi sta promettendo qualcosa di fasullo.
Quindi, composti sicuri che hanno effetti piccoli ma statisticamente significativi e nel lungo periodo quantitativamente importanti sono sicuramente molto interessanti e promettenti ed è questo il caso dei capsaicinoidi. Ed ora scendiamo nella pratica degli studi clinici: i risultati pubblicati dai più recenti studi condotti in letteratura e già riassunti in due importanti revisioni sistematiche pubblicate in letteratura [2, 3] suggeriscono che l’aggiunta di capsaicinoidi alla dieta potrebbe avere un importante effetto benefico per la gestione del peso, se assunto nel lungo periodo. [2, 3]
MECCANISMI BIOMOLECOLARI SOTTOSTANTI GLI EFFETTI NELLA PERDITA DI PESO DEI CAPSAICINOIDI
I principali motivi per cui i capsaicinoidi potrebbero sostenere la perdita di peso sono riconducibili ai suoi effetti sull’ossidazione dei grassi, sulla regolazione del senso di fame e sulla diretta stimolazione del dispendio energetico:
- In primo luogo, sembra che possano influenzare gli ormoni dello stomaco e dell’intestino che influenzano l’appetito, come la grelina e il GLP-1 [2].
- In secondo luogo, possono influenzare l’appetito attraverso la stimolazione del sistema nervoso simpatico (SNS), inducendo il rilascio di catecolamine [2, 6]. Questo effetto è mediato dall’attivazione del canale del calcio TRPV1, di cui la capsaicina è un potente agonista [2, 7]. Infatti, il rilascio di catecolamine è anche il meccanismo d’azione di alcuni farmaci soppressori dell’appetito come la Sibutramina. Il rilascio di questi ormoni provoca una riduzione dell’appetito e in alcuni soggetti, ciò si tradute in una diminuzione dell’assunzione di cibo [2].
- In terzo luogo, queste molecole sembrano avere un’influenza sulla scelta del cibo: in alcuni studi è stato osservato che gli effetti sull’intake energetico erano maggiori quando i partecipanti allo studio ricevevano un’integrazione orale di capsaicinoidi assieme alla dieta e in questi stessi soggetti vi era una preferenza per cibi ricchi di carboidrati rispetto a cibi ricchi di grassi [2, 8, 9]. Ciononostante, sono necessari ulteriori studi per verificare se questo effetto sia reale o solo il risultato di un’associazione spuria.
CONCLUSIONI
Il caso dei capsaicinoidi ci permette di delineare un fil rouge che accomuna tutta l’integrazione alimentare: si tratta di effetti solitamente piccoli e sicuramente inutili nel contesto di uno stile di vita e di una dieta sbilanciata. Inoltre, non sono effetti generalizzabili per tutti, ma solo il professionista può rendere tali sostanze effettivamente efficaci, valutando caso per caso l’appropriatezza dell’integrazione prescritta.
Ciononostante, non si tratta di una bufala! La bufala è aspettarsi da questa integrazione chissà quale effetto miracoloso al di fuori della supervisione medica e di una dieta bilanciata.
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