L’età media di vita, nei paesi industrializzati, è aumentata progressivamente. Si vive di più…
Ma non basta allungare il tempo di vita se questo tempo è solo il teatro di un declino psico-fisico costante.
Noi vogliamo vivere di più: più tempo e più intensamente, non solo sopravvivere per un maggior lasso di tempo. Un tempo svuotato di forze e possibilità.
Questo innalzamento della speranza di vita ha comportato una crescita nella prevalenza e nell’incidenza delle malattie cronico-degenerative, quali la demenza o l’infarto del miocardio.
Fortunatamente recenti progressi nei campi della genomica, della proteomica e dell’informatica applicata alla medicina stanno portando alla scoperta di nuovi marcatori biologici associati a queste malattie.
In linguaggio semplice potremmo dire che esistono dei segnali, dei lampeggianti che possono essere impiegati come “indicatori di rischio” per una determinata malattia.
La predizione di un rischio di malattia ci porta in un campo emergente della medicina del terzo millennio chiamata medicina personalizzata.
Oggi il medico, grazie all’uso di appropriati marcatori biologici, non solo genetici, si trova nella condizione di poter anticipare la malattia e agire prima che questa si manifesti clinicamente in soggetti predisposti.
Noi lo siamo?
L’individuazione della predisposizione diventa quindi oggi un punto di forza poiché è possibile nei soggetti predisposti attuare pratiche di prevenzione primaria, secondaria o terziaria allo scopo di annullare il rischio di malattia o di ritardarlo di molti anni.
- La prevenzione primaria riduce il rischio di malattia diminuendo l’esposizione del soggetto agli agenti che la causano.
- La prevenzione secondaria grazie alla diagnosi precoce e alla terapia applicata agli stadi iniziali della malattia riduce la prevalenza clinica di una data malattia.
- La prevenzione terziaria migliora la qualità della vita del soggetto ammalato ritardandone la disabilità.
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