L’uomo, almeno in Occidente, vive di più. Ma vive meglio? Un problema da considerare è l’aumento delle malattie cronico-degenerative quali le malattie cardiovascolari, le malattie neurodegenerative, ad esempio demenza e Parkinson. Fortunatamente recenti progressi nei campi della genomica e dell’informatica applicata alla medicina stanno portando alla scoperta di nuovi marcatori biologici associati a queste malattie.

In sintesi: ci sono specifici indicatori associati a questo tipo di malattie e possono essere impiegati come “indicatori di rischio” per una determinata malattia e quindi possibilità di agire per prevenire.

La predizione di un rischio di malattia ci porta in un campo emergente della medicina del terzo millennio chiamata medicina personalizzata.

Quindi per la prima volta nella storia della medicina, il medico con l’uso di appropriati marcatori biologici, ad esempio genetici, si trova nella condizione di poter anticipare la malattia e agire prima che questa si manifesti clinicamente in soggetti predisposti.

Ciascuno può essere valutato con numerose variabili cliniche e di laboratorio che comprendono una valutazione anamnestica, una valutazione delle performaces cognitive, una valutazione nutrizionale, la determinazione di fattori di rischio cardio-vascolari, esami sierologici da eseguire presso ospedali qualificati ed infine il suo status genomico. Gli esami genetici sono importanti poiché sono una delle componenti della carta del rischio, risultano specialmente utili per i soggetti con familiarità positiva.

La genetica rende possibile intervenire in quelle fasi considerate asintomatiche, favorendo un’azione precoce e consentendo quanto meno di ritardarne temporalmente le insorgenze, agendo fattivamente in chiave di un concreto healthy-aging.